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31/03/2021

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Parliamo di scuola, dad, problemi e dati - Punto e capo - @gigibeltrame

Se l'istruzione è diventata una questione di prestazioni, a chi deleghiamo l'educazione?

Ha destato particolare scalpore il mio intervento durante la #MilanoDigitalWeek intorno ai temi del digitale.
Qualcuno ha definito il mio discorso come "lo stato del digitale nel Paese", ma ovviamente sono più che altro mie sensazioni intorno ai temi a me cari.
Il ruolo della scuola sembrerebbe, in apparenza, diventato centrale in Italia, ma purtroppo solo per i banchi con le rotelle a quanto pare.
Le difficoltà per studenti di ogni ordine e grado sono all'ordine del giorno, a partire dalla disponibilità di computer e tablet, alla banda, alla difficoltà di interrogare nonché di fare esami universitari in cui vengono applicate delle procedure bizantine, che certamente non scongiurano le copiature.
E manda il link che ricevi via mail, che apri con Zoom-Teams-Meet, e la circolare x, il pdf che devi scaricare, la stampante che in tante case non c'è e via di seguito, perché si potrebbe procedere a lungo.
Nonché genitori che sono a casa teoricamente in smartworking che devono gestire i figli che seguono lezioni in DAD (a proposito, come mai non è stato usato un termine inglese come si usa fare quando c'è qualche fregatura che si nasconde?), ma che non riescono a lavorare.

Altri ragazzi, come ha detto uno dei vice-ministri, "problematici" che possono andare a scuola per le lezioni e quindi si creano lezioni ibride che diventano assurde.
Forse stiamo pretendendo troppo dal sistema scolastico, facendo perdere la voglia anche a chi non solo si impegna e si ingegna per poter offrire un supporto a questi ragazzi, ma è riuscito a creare un clima meraviglioso nonostante le mille difficoltà del caso.
Il problema, come stanno mostrando i dati emersi in questi giorni, non è la DAD o la scuola, perché i malati di Covid-19 in Campania e Lazio dimostrano che non vi è correlazione, ma le scelte senza senso per cui i ragazzi sono a casa da scuola ma al pomeriggio si ritrovano al parco a giocare insieme.
I dati avrebbero aiutato a non far vivere un disagio a questi ragazzi, dato qualche attimo di respiro ai genitori che ne hanno certamente bisogno e gestito la situazione pandemica in maniera più strutturata.
I dati c'erano, solo che vengono interpretati e non capiti, perché il dato non è di per se un'informazione, è un elemento di base, che combinato con altri dati assume un valore più nobile di informazione.



Le informazioni permettono di prendere le decisioni e quindi risolvere i problemi.
Se le informazioni vengono male interpretate, invece di risolvere i problemi, li si crea.
Una struttura come quella dell'istruzione in Italia sembrerebbe che stia in piedi per miracolo dopo i tanti tagli, ma in fondo si è dimostrata molto più resiliente di quanto si possa credere, perché davvero la stragrande maggioranza di docenti e personale non docente ha dato tantissimo. Ma non è una questione di banchi a rotelle o LIM installate in classe.
Il digitale è uno strumento, potente, ma tale resta.
E con l'arrivo del digitale è il caso che si ripensi al modo con cui si spiegano i concetti, perché su Youtube ci sono spiegazioni illustri che potrebbero liberare il tempo agli insegnanti per approfondire gli argomenti e, perché no, tornare a fare lavori di gruppo e favorire la socialità, le regole e il rispetto e ripartire con una spinta differente.

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