Le aziende non rinunceranno più allo smartworking
Lida Gilli (Inaz): le esperienze fatte nel 2020 lasceranno una traccia profonda, su tutte il lavoro a distanza. Proseguire sulla digitalizzazione ma non perdere di vista il ruolo dell'azienda come luogo di socialità e aggregazione
Dopo la pandemia solo il 6% delle imprese tornerà alle condizioni di prima, cioè senza smartworking. Digitalizzazione prioritaria per il 67%. Sono questi alcuni dei risultati della terza edizione della survey "Future of Work 2020" rivolta alle direzioni del personale delle grandi aziende italiane, presentata nel corso di HR Business Summit e realizzata da Osservatorio Imprese Lavoro Inaz e Business International.Â
Secondo Linda Gilli, presidente e AD di Inaz, "Il fattore umano conferma la sua importanza in tempi difficili. La disruption del 2020 spalanca le porte a nuovi modelli organizzativi, con il lavoro a distanza che deve diventare vero lavoro agile".
Le difficoltà che le aziende vivono sulla propria pelle e le preoccupazioni per la crisi economica non spengono la voglia di guardare avanti delle imprese italiane, in particolare per quanto riguarda l'innovazione in ambito HR. Innovazione che, anzi, viene riconosciuta come sempre più necessaria: il 67% delle imprese mette la digitalizzazione in cima alla lista delle priorità e il 60% indica nello smartworking l'iniziativa più urgente su cui investire per quanto riguarda la gestione delle risorse umane. Dopo averlo sperimentato in modo forzato durante l'emergenza, infatti, solo il 6% delle imprese dichiara di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smartworking.
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