Mettere al centro il dipendente aiuta anche il consumatore finale
Brand ambassador: è ormai consolidato che le aziende che investono nelle persone al loro interno hanno poi un ritorno in termini economici e di immagine presso il pubblico
Si è sempre detto che le risorse interne sono un valore per l'impresa. Non solo per il talento che queste possono portare nell'ambito dell'organizzazione ma, soprattutto, per la loro capacità di farsi ambasciatori della marca (brand ambassador). Questo concetto, per chi ha i capelli grigi e da decenni calca il mondo della comunicazione d'impresa, valeva in particolar modo quando si doveva gestire, meglio ancora, prevenire la crisi. Non bisogna guardarsi solo dai giornalisti, opinion leader, autorità, concorrenti: occorre informare e tranquillizzare i propri dipendenti affinché questi divengano i migliori comunicatori esterni.
Ora i tempi sono cambiati e con essi l'avvento della comunicazione digitale fa sì che l'impresa e il brand debbano centrare i loro sforzi ed investimenti sui propri collaboratori.
Di questo nuovo scenario, uno scacchiere complesso e regolato da logiche nuove, racconta il nuovo scritto di Patrizia Musso e Maria Luisa Bionda, dal titolo "Brand Renaissance. Nuove tecniche per rivoluzionare la comunicazione organizzativa", edito da FrancoAngeli per la collana Community.
Il testo affronta con dovizia di esempi e casi concreti il tema della comunicazione interna non più solamente informativa ma narrativa e valoriale, grazie alla quale è possibile non solo soddisfare legittime aspettative di chi entra in una impresa organizzata ma, soprattutto, diffondere la conoscenza e consolidare la reputazione di marca.
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