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19/02/2020

idee

Brexit: quello che a Bruxelles non hanno capito

In molti Paesi cresce la voglia di staccarsi dall'Unione Europea e dalle sue regole spesso assurde. E dopo UK insorge la Francia, mentre Paesi come l'Olanda se chiamati al voto se ne andrebbero

Ha destato scalpore - più all'estero che in Italia - un'intervista a Boris Johnson del quotidiano The Telegraph sulla Brexit del 2016 e rispolverata da alcune testate online.
Prima del referendum l'attuale premier inglese aveva dichiarato che anche "Winston Churchill si sarebbe unito a lui sul bus della Brexit, avvertendo che l'UE condivide la stessa ambizione imperfetta di unire l'Europa perseguita da Hitler e sfida il Primo Ministro (ndr: Cameron all'epoca) a un vero dibattito democratico sul referendum in diretta televisiva".
L'intervista conteneva alcuni concetti piuttosto forti, per esempio, citando un libro da lui scritto sull'impero romano: "la storia degli ultimi due millenni è stata ampiamente ripetuta dai tentativi di varie persone o istituzioni - in modo freudiano - di riscoprire l'infanzia perduta dell'Europa, questa epoca d'oro della pace e della prosperità sotto i romani, provando per unificarlo. Napoleone, Hitler, varie persone lo hanno provato e finisce tragicamente.

(...) L'UE è un tentativo di farlo con metodi diversi. Ma fondamentalmente ciò che manca è l'eterno problema, che è che non vi è alcuna lealtà sottostante all'idea dell'Europa. Non esiste un'unica autorità che qualcuno rispetti o capisca. Ciò sta causando questo enorme vuoto democratico".
Venendo all'Italia, secondo Johnson, "l'euro ha permesso all'economia dominante tedesca di distruggere'la salute economica dei Paesi sovrani più deboli. Gli italiani, che erano una grande potenza di produzione automobilistica, sono stati assolutamente distrutti dall'euro, come previsto dai tedeschi. Questo è un atto di acquisizione economica. L'euro è diventato un mezzo grazie al quale la produttività tedesca superiore è in grado di ottenere un vantaggio assolutamente imbattibile sull'intero territorio dell'eurozona". #img#https://cdn.gelestatic.it/businessinsider/it/2019/07/GettyImages-472459584-619x368.jpg+img+
Era il 2016, ma quelle parole sono assolutamente di attualità, specialmente ora che la Brexit è stata avviata. Parliamo di un personaggio sicuramente non convenzionale, magari sopra le righe, ma è difficile confutare i suoi pensieri dell'epoca.


La mancanza di trasparenza delle istituzioni comunitarie, il duopolio sancito ad Aquisgrana tra Germania e Francia (con i transalpini che si apprestano ad omaggiare di bombe atomiche i tedeschi), una Commissione opaca per cui "le regole per i nemici si applicano e per gli amici si interpretano", e l'inesistenza su tematiche come l'equità fiscale tra stati, le politiche per l'occupazione o anche solo le mosse inesistenti in politica estera, sta portando il treno della UE su un binario morto o a rischio deragliamento.
Non è con i principi di massima che si governa quando poi nello specifico ciò che conta è cosa pensano pochi (non) eletti. A nessuno piace essere discriminato o dominato. Prima o poi i cittadini abituati alla democrazia (nel senso più vero del termine) finiranno per chiederne conto.
Lo sa perfettamente Macron, che schiera truppe e polizia per fronteggiare quotidianamente una popolazione in rivolta, purtroppo compiendo atti criminali lontanissimi dalla filosofia di una Republique d'antan.
Basta farsi un giro sui social per rendersi conto di ciò che i media mainstream non dicono.


Roba che se fosse accaduta in Italia (anche solo in sedicesimo) avremmo per le strade i caschi bianchi dell'ONU. Eppure la brutale repressione avviene a poche centinaia di chilometri da noi, ma passa sotto silenzio.
Per alcuni politici inglesi i prossimi ad uscire da euro e Comunità Europea dovremmo esser proprio noi. Ma dubitiamo che questo sia nell'agenda del governo Conte, sempre prono a ciò che chiede Bruxelles, anche a costo di disattendere alle indicazioni del Parlamento.
E che questa UE non funzioni, lo testimonia anche un sondaggio di qualche tempo fa in Olanda, dove parlare di Nexit non solo non è più un tabù, ma oltre la metà degli elettori di quel Paese - se chiamata al voto - si esprimerebbe per lasciare Bruxelles.
Questo è incredibile, se si pensa che parliamo di un Paese che di fatto è un paradiso fiscale (lì si sono trasferite FCA e la nuova Mediaset, tanto per fare due esempi) e la sua bilancia dei pagamenti è in surplus, quindi non è un importatore netto come UK. Ma, per chi ha commissionato il sondaggio, il think-tank euroscettico del Gruppo Bruges, "In tutto il continente europeo e oltre le persone vogliono riprendere il controllo della propria vita".



Non si tratta quindi di sola burocrazia, di finanza, ma di democrazia e libertà.
Forse la compressione salariale che fa esportare ma rende poveri, e le dimensioni di cetrioli, banane e vongole - tanto per rimanere nel pratico - contano ancora qualcosa.Ma non ditelo a Bruxelles. Claudio Gandolfo


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