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25/04/2018

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Ci vuole una corporate compliance inappuntabile per una azienda di successo

Rondinone: salvo che per i settori vigilati, nelle imprese non si è ancora sufficientemente diffusa la cultura del presidio di un eventuale rischio di non conformità specifico

Ogni azienda, ogni impresa, deve tutelare la propria attività avendo la certezza, o quantomeno tendere ad essa, di agire in piena correttezza delle normative e leggi vigenti. Cosa che in Italia non è sempre scontata o facile da praticare. Molto utile su questa materia è il testo "La corporate compliance: una nuova frontiera per il diritto", curato da Guido Rossi ed edito da Giuffrè, con molti autorevoli contributi. Ne abbiamo parlato con uno dei coautori, Nicola Rondinone,.
"Il libro nasce dall'ultima grande intuizione del suo curatore, il prof. Guido Rossi, per cui la regulatory compliance negli anni a venire sia destinata a una crescita esponenziale nel mondo delle imprese italiane, sì da richiedere di essere studiata non solo sul piano dell'organizzazione aziendale ma anche, per la prima volta organicamente in questo libro, in relazione alle problematiche che essa solleva sul piano giuridico, nei vari versanti del diritto societario, dei gruppi, penale, amministrativo e antitrust".

Cosa s'intende esattamente per compliance?

Per (regulatory) compliance si intende la predisposizione di un presidio aziendale volto a mitigare il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite patrimoniali o danni di reputazione, in conseguenza di violazioni di leggi, regolamenti o provvedimenti delle Autorità di vigilanza ovvero di norme poste in via di autoregolamentazione.



Tutte le imprese sono interessate da questa disciplina?

Le imprese dei settori vigilati (in specie banche e assicurazioni) sono obbligate a dotarsi di una funzione di compliance, rapportata al gruppo se l'impresa è inquadrata in un gruppo. Per le altre imprese, si tratta di una scelta volontaria, peraltro sempre più frequente fra le società quotate e le società affiliate a gruppi multinazionali.

Quali sono le principali problematiche che questa attività/funzione pone alle imprese?

Nei casi in cui la compliance è obbligatoria, occorre rispettare le regole poste dalle Autorità di vigilanza, cercando di armonizzarle con l'organigramma aziendale e le linee di comando e responsabilità esistenti. Negli altri casi, i vertici aziendali devono preventivamente valutare se almeno ad alcune delle attività economiche "caratterizzanti" si correli un rischio di non conformità specifico ? ossia non concernente puramente l'osservanza delle normative generali relative all'esercizio dell'impresa, quali quelle societarie, fiscali, giuslavoristiche e ambientali, di norma già presidiata da appositi uffici - e abbastanza marcato da giustificare la formazione di strutture dedicate alla funzione di compliance, e in caso affermativo, istituire tale funzione, dotandola di sufficienti risorse umane e finanziarie, generalmente nel quadro dei sistemi di "controllo interno" e di gestione dei rischi.



Quali accorgimenti suggerisce per le imprese italiane?

La valutazione in termini di comparazione fra costi e benefici circa l'opportunità o meno di istituire una funzione aziendale di compliance (o migliorare quella già esistente), pur essendo secondo una certa interpretazione ormai doverosa, affinché i vertici aziendali possano dirsi perseguire l'interesse della società, non è ancora sufficientemente diffusa, specialmente fra le imprese italiane di media dimensione, certamente non in termini comparabili alle prassi dei Paesi più avanzati dal punto di vista della cultura imprenditoriale (in specie, gli Stati Uniti).

Come fare per accrescere la sensibilità e competenza dei manager delle imprese sul tema?

Occorre accrescere la sensibilità e competenza dei manager delle imprese italiane, favorendo lo sviluppo del dibattito degli accademici e dei pratici sul tema, adeguate attività di formazione degli stessi manager, nonché forme di consulenza da parte di studi professionali specializzati.

Nicola Rondinone, classe 1962, avvocato dal 1990, coautore del testo, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Diritto Commerciale presso l'Università L.


Bocconi di Milano, svolgendo la sua carriera universitaria sotto la guida del Prof. Guido Rossi. È Professore Ordinario di Diritto Commerciale presso l'Università Cattaneo LIUC di Castellanza. Svolge attività di ricerca e professionale in Diritto dell'impresa e fallimentare; Diritto societario e dei gruppi e in Diritto bancario. E' Presidente della Camera Civile di Milano; membro del Consiglio di Amministrazione del Fondo Cometa, il più grande fondo pensione italiano per numero di aderenti e risparmio gestito. Dall'ottobre 2017 è Partner dello Studio Barberi Rondinone Santaroni.

Titolo: La corporate compliance: una nuova frontiera per il diritto?
Editore: Giuffrè
Pagine: 372

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