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25/04/2018

economia

E' il tempo della flessibilità

Secondo il team di Anima, la volatilità è tornata sulla scena per l'ascesa di alcuni rischi e aspetti legati al posizionamento degli investitori. Meglio una gestione attiva e tattica

Parola d'ordine flessibilità. Nelle ultime settimane l'alta volatilità è tornata sui mercati e lo scenario ideale, che qualcuno aveva battezzato di Goldilocks economy, - frutto della combinazione tra crescita in accelerazione e inflazione stabile - sembra ormai archiviato, non tanto per ragioni macro-fondamentali, quanto piuttosto per l'incremento di alcuni rischi e aspetti legati al posizionamento degli investitori.
In particolare, la volatilità ha ricominciato a salire dall'inizio del mese di febbraio, quando a determinare l'avversione al rischio erano stati i timori legati ad una accelerazione dell'inflazione americana e di una conseguente possibile stretta monetaria da parte della Fed. Questa volta, invece, ad arrestare la fase di recupero e a creare nuove tensioni, sono state principalmente le scelte di politica commerciale messe in atto dall'Amministrazione americana, che ha cominciato ad implementare l'agenda protezionistica promessa dall'inizio del suo mandato.
Prima, in apertura dell'anno, è stata la volta dell'imposizione di dazi su lavatrici e pannelli solari, a cui sono poi seguiti quelli su acciaio ed alluminio.

La situazione, però, ha cominciato a diventare più tesa quando è stato pubblicato l'esito dell'inchiesta che avrebbe rivelato violazioni da parte della Cina delle norme che disciplinano la proprietà intellettuale, in risposta alle quali Trump ha minacciato ulteriori dazi su circa 50 miliardi di dollari di importazioni cinesi, con conseguenze che potrebbero essere davvero importanti a livello globale.
Nel corso del mese di marzo, inoltre, le principali banche centrali hanno confermato di voler proseguire sulla strada della normalizzazione delle loro politiche monetarie. In occasione della riunione dell'8 marzo, la Banca Centrale Europea ha compiuto un ulteriore passo verso l'operazione di uscita dal QE entro il 2018 e ha rimosso dal comunicato ufficiale il cosiddetto "easing bias", ossia il riferimento alla possibilità di modificare al rialzo il flusso di acquisti mensili di titoli.
La Federal Reserve, poi, lo scorso 21 marzo, ha concluso il primo meeting sotto la guida del neo Presidente Powell con un aumento dei tassi di 25 punti base con i Fed Funds che hanno così raggiunto quota 1,75%.
I rialzi attesi per quest'anno restano fermi a tre, ma ne sono stati stimati altri tre per il 2019 e ancora due nel 2020, uno in più per ciascun anno rispetto a quanto la Federal Reserve aveva indicato in precedenza.


Gli sviluppi delle ultime settimane hanno confermato la crescente vulnerabilità degli investitori ai rischi e il passaggio verso un regime di volatilità strutturalmente più alto.
Pertanto, il team gestionale di Anima conferma una view strategica prudente. In particolare, sui mercati azionari, si ritiene che per cogliere le opportunità offerte da uno scenario volatile, occorra privilegiare ulteriormente uno stile di gestione attivo e tattico, passando ad un'allocazione più flessibile dei portafogli. Trasversalmente alle diverse asset class diventa sempre più cruciale l'attività di selezione dei titoli in portafoglio.


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