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28/02/2018

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Savatteri (T. Rowe Price): tutto OK per l'economia USA

La debacle di Wall Street è stata causata dal dato positivo sul mercato del lavoro. E per i bond le strategie multisettoriali sono vincenti

Il recente crollo dell?indice azionario a Wall Street, gli aumenti dei tassi negli USA e la sempre più vicina stretta sugli acquisti di asset da parte della BCE danno materia di discussione tra investitori ed esperti. Ne abbiamo parlato con Donato Savatteri, Country Head Italy T. Rowe Price

Gli italiani sono tradizionalmente affezionati agli investimenti obbligazionari. Come investire nel reddito fisso ora che le Banche Centrali iniziano a normalizzare le politiche monetarie?

Certamente gli italiani sono stati notoriamente legati all'investimento obbligazionario. E adesso si parla molto della normalizzazione delle politiche monetarie. Vorrei però prima spiegare di cosa si tratta: abbiamo negli Stati Uniti una situazione nella quale la Banca Centrale americana, la Fed, ha già iniziato ad invertire la rotta. Quindi sta alzando i tassi di interesse, e abbiamo anche una riduzione del suo bilancio, quindi la Fed sta acquistando meno titoli obbligazionari rispetto a quelli che vanno a maturazione. Dall'altro lato, la Banca Centrale Europea sta semplicemente riducendo il quantitative easing, cioè l'acquisto di titoli, quindi in realtà è una politica accomodante, ma meno accomodante di prima.

Sta comunque andando verso una normalizzazione: si prevede infatti per settembre la fine del quantitative easing.
Questo ha naturalmente delle ripercussioni sul mercato dei bond, in particolar modo su quello americano, nel quale un rialzo dei tassi porta a prospettive poco rosee per i titoli obbligazionari. Da qui la necessità di stare corti come "duration", cioè corti con le scadenze, se non addirittura negativi sempre come duration. Sul fronte europeo siamo comunque su livelli molto risicati e quindi sulle obbligazioni governative il nostro approccio prevede di stare corti.
D'altro canto, però, la normalizzazione è un concetto che riguarda solamente gran parte dei mercati sviluppati. Se ampliamo il nostro orizzonte e andiamo anche sui mercati emergenti, vediamo invece che vi sono tantissimi Paesi che stanno operando tagli ai tassi di interesse: Brasile, Russia, Malaysia, Indonesia ecc. In questi Paesi vale quindi la pena esporsi sul mondo obbligazionario perché le valutazioni (i prezzi) potrebbero salire proprio grazie al taglio dei tassi di interesse. Potrebbe quindi essere opportuno guardare con interesse a strategie che investono nelle obbligazioni dei mercati emergenti.


Se andiamo invece a guardare la parte corporate, le obbligazioni societarie, vediamo che gli spread - il differenziale di rendimento rispetto ai titoli di stato - non sono saliti ultimamente. Questo vuol dire che certamente in conto capitale non prevediamo grossi guadagni con le obbligazioni corporate, ma significa anche che spread bassi indica che il mercato non attribuisce grandi rischi a questi titoli, cioè non vede rischi di default o fallimento. Quindi, visto che le cedole sono più interessanti sui titoli societari, riteniamo che titoli con una "duration" bassa possano rappresentare ancora una buona opportunità di investimento, proprio anche per andare a compensare le cedole estremamente risicate (se non zero) dei titoli governativi. Quindi, per fare una sintesi, pensiamo che strategie multisettoriali che possano prendere sia obbligazioni governative e magari andare corti, sia obbligazioni dei mercati emergenti, sia obbligazioni anche societarie, possano rappresentare la miglior scelta di investimento per l'anno in corso.

Dopo le recenti turbolenze a Wall Street, qual è l'outlook sui mercati azionari americani?

Recentemente abbiamo assistito ad una turbolenza, anzi, a una vera e propria debacle, con l'indice azionario USA che ha perso molto, seguito anche dagli altri listini in tutto il mondo che hanno subito l'effetto ripercussione.

La cosa curiosa è che solitamente i mercati crollano o cadono a seguito di cattive notizie. In questo caso, invece, quello che è successo è che questa spirale si è innescata in seguito ad una buona notizia. Questa, a nostro modo di vedere, è stata la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, dove si è visto che è in ottima salute, la disoccupazione è scesa ancora di più, ed i salari dei lavoratori sono saliti ad un tasso del 2,9% su base annua. Un tasso che probabilmente è stato considerato troppo alto, perché superiore al target di inflazione della Fed che è del 2%. Tutto questo ha portato il mercato a spaventarsi sulle aspettative di inflazione, che si sono create più alte rispetto a prima, e ha portati a timori su un rialzo dei tassi di interesse più violento e più rapido di quanto ci si potesse aspettare. Un rialzo dei tassi di interesse porterebbe con sé naturalmente un maggior costo del capitale e da qui, quindi, l'effetto sui mercati azionari. Quindi questo, a nostro parere, è quello che è accaduto. Ma in realtà noi la vediamo proprio come una correzione dettata anche da un sentiment un po' negativo, visto che tutti parlavano di valutazioni eccessive.



In realtà tutto ciò si è verificato in un contesto di crescita solida e stabile del mercato americano. Se pensiamo agli utili, abbiamo visto come il 75% delle società dell'S&P che hanno comunicato gli utili relativi al quarto trimestre 2017 ha avuto sorprese positive. E questo la dice lunga. La domanda in America è ancora molto sostenuta e molto stabile. I tassi, sebbene in rialzo, sono bassi in valore assoluto. L'inflazione è anch'essa bassa in valore assoluto. Da questo lato, dal punto di vista macroeconomico, noi non vediamo preoccupazioni. Tra l'altro negli USA è stata appena varata la riforma fiscale, che ha portato le tasse aziendali dal 35% al 21%. Tutto questo non farà che dare ulteriore propulsione alla crescita americana.
Vi sono poi altri fattori. Tra gli altri, Trump ha appena annunciato un piano di spesa per le infrastrutture, un piano addirittura da 1.500 miliardi di dollari in 10 anni. Questa è un'altra misura che dovrebbe stimolare l'economia.
Quindi noi vediamo condizioni totalmente favorevoli sulla crescita dell'economia americana e del suo listino.
Ci sono poi dei settori da privilegiare così come, secondo noi, settori da sottopesare.


Per quanto riguarda i primi, innanzitutto le aziende orientate al mercato domestico, che sono quelle che beneficeranno di più della riforma fiscale: pagano le tasse negli Stati Uniti e avranno un risparmio netto. Vi sono poi società tecnologiche, in America ce ne sono tantissime, che sono in grado di cambiare l'industria, dettare nuove regole, risparmiare sui costi e creare nuovi settori. Ci sono poi aziende del settore finanziario, poiché il rialzo dei tassi porta con sé un beneficio per le aziende che vivono sui tassi di interesse. Per quanto riguarda poi Small Cap o Large Cap, diciamo che le prime in questo momento sono privilegiate grazie alla riforma fiscale poiché tendono ad essere aziende più domestiche. In sintesi, diciamo che, secondo noi, le aspettative sul mercato sono buone. Probabilmente non oltre il 20% come è stato nel 2017, che è stato un anno molto molto buono. Le nostre aspettative sono un po' più limitate, ma sicuramente un buon outlook per il mercato azionario statunitense.


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