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10/01/2018

idee

Imprese familiari: per crescere bisogna chiamare manager esterni

La IX edizione dell'Osservatorio AUB evidenzia come le imprese che, vinte "le resistenze di sangue", si aprono a competenze manageriali esterne crescono di più

Non si supera una delle peggiori crisi economiche strutturali della storia concentrandosi sul proprio orticello, facendo del cortile, contenuto da mura sbrecciate, il proprio centro del mondo. Per riprendersi e darsi un senso nel nuovo panorama economico globale occorre creare al proprio interno gli anticorpi necessari a battersi e vincere. Siamo a dicembre, periodo dell'anno tradizionalmente indicato per la vaccinazione antinfluenzale; il vaccino per superare la grande crisi è un'iniezione di managerialità, cultura e valori esterni alle imprese familiari.
Di tutto questo parla l'interessante edizione, la IX, dell'Osservatorio AUB sulle aziende familiari italiane. Il progetto evidenzia come il processo di apertura delle imprese familiari a manager esterni - passaggio non facile - comincia a interessare anche le imprese più piccole. E dato che queste costituiscono, per note ragioni, l'asse portante del nostro sistema industriale, se queste migliorano le proprie performance ne trae giovamento l'intera economia del Paese.essione in un'impresa familiare italiana con un fatturato compreso tra i 20 e i 50 mln di euro, in ben 59 casi (il 23,3%) si è passati da un leader familiare a un leader non familiare.

Un dato positivo, 
Lo studio ci dice che negli ultimi due anni, su 253 casi di succa conferma del fatto che la strada intrapresa da alcuni capitani coraggiosi ripaga.
L'apertura ai non familiari risulta, infatti, correlata ad aspetti positivi come la crescita dimensionale e la capacità di esportare. La presenza di consiglieri non familiari perfette di fronteggiare al meglio situazioni e tensioni legate alla contrazione dei mercati, alla crescita della leva finanziaria e alla necessità continua di innovare su prodotti e processi.
Le rilevazioni dell'Osservatorio AUB ci dicono inoltre che le aziende familiari creano occupazione (+20,1% negli ultimi sei anni, seguito dal +14,4% delle cooperative e consorzi, il +5,7% delle filiali di imprese estere, il +1,4% delle coalizioni, il -8,7% delle imprese controllate da fondi e il -12,3% delle imprese ed enti statali), crescono più delle altre (+47,2% negli ultimi 10 anni, contro il 37,8% delle altre imprese), registrano una redditività più alta (Roi del 2016 al 9,1% contro il 7,9% delle altre) e hanno un rapporto di indebitamento più basso.
All'interno dell'universo delle imprese familiari, due sottoinsiemi particolarmente performanti sono quelli delle familiari quotate e di quelle che superano i 500 milioni di euro di fatturato (le Over 500).


Le imprese familiari quotate sono più grandi della media (il 45% ha un fatturato superiore ai 250 milioni di euro, contro il 7% delle non quotate), più longeve (il 28% ha più di 50 anni, contro il 10% delle altre), sono cresciute 20 punti percentuali più delle altre negli ultimi 10 anni e sono molto più propense ad effettuare acquisizioni (76,9% vs 4,6%), investimenti diretti esteri (88% vs 28%) e ad esportare.
Le grandi imprese familiari (le Over 500) si distinguono per modelli di leadership più strutturati: c'è un amministratore unico solo nel 5,2% dei casi, contro il 26,6% della globalità delle imprese familiari; il leader è non familiare nel 32,2% delle Over 500, contro il 12,3% delle altre. Sono, inoltre, dieci volte più propense ad effettuare acquisizioni e sono campioni di internazionalizzazione: il 74,7% di esse ha realizzato investimenti diretti esteri e il 38,4% esporta più del 70% della produzione.
In questo scenario due le variabili dipendenti tra di loro. Da un lato la qualità e il processo di selezione dei manager esterni. Campo difficile, dove più che mai il ricorso a società di executive search affidabili aiuta. Dall'altro, la capacità di sfruttare le opportunità che l'accesso ai capitali consente.


La quotazione in Borsa rappresenta per l'azienda un'opportunità importante non solo per raccogliere capitali ma anche per darsi solide regole di governance, migliorare le relazioni con clienti e fornitori e entrare in nuovi mercati internazionali. In questo scenario le aziende familiari quotate sono più longeve, crescono di più, sono più propense ad effettuare acquisizioni e hanno più possibilità di scegliere tra leadership familiare e non familiare. Insomma, entrare in Borsa avrà dei costi e delle limitazioni ma costituisce un cambiamento culturale rilevante. @federicounnia - Consulente in comunicazione

@Aures Strategie e politiche di comunicazione


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