Business Community Magazine - Agosto 2010
per il mercato azionario
europeo? “Assunto che il
rischio di default governativi
e che la fine dell’Unione
Europea siano eventi
improbabili - conclude
Norris -, le azioni in Europa
presentano valutazioni molto
attraenti, con rapporti P/E
a termine a singola cifra e
con P/E decennali calcolati
sulla base della media
storica delle stime degli utili
ai minimi di questi ultimi
decenni. D’altra parte, se
la crisi si dimostra gestibile,
in aggiunta alle valutazioni
attraenti sul mercato, le
stime degli utili potrebbero
essere troppo basse,
considerata la debolezza
dell’euro e i potenziali
benefici che potrebbero
derivare se i più bassi tassi
di interesse si trasferissero
nel mercato del credito.
È utile ricordare come il
precedente picco degli
utili del mercato europeo
raggiunto nel 2008, che
in termini aggregati era
superiore del 60% rispetto
ai livelli di profittabilità
stimati, sia stato raggiunto
a un tasso di cambio
dell’euro contro il dollaro e
il dollaro asiatico bloccato
a 1,50 dollari. Anche se
un più elevato livello dei
tassi di interesse e un
più basso indebitamento
renderanno improbabile che
le banche europee possano
riguadagnare a livello di utili
il proprio potere, anche in un
contesto macroeconomico
favorevole, ci sono diversi
settori del mercato azionario
europeo che a livello di utili
sono sottostimati da dieci
anni a causa dell’andamento
valutario. Questi settori
saranno i
vincitori del
nuovo ciclo
del mercato
azionario.
Secondo la
nostra visione
c’è un piano
logico per
gestire la crisi
del debito
dei Governi
periferici,
benché sia ad
alto rischio,
che dipende
dalle azioni di
tre principali
protagonisti:
leadership dei
Paesi periferici
nell’attuare le
riforme fiscali
e politiche
all’insegna
dell’austerità;
leadership
dei Paesi
core, con particolare
riferimento alla Germania,
nel perseguire l’obiettivo
di un’unità fiscale; BCE
pronta a immettere nel
sistema bancario liquidità e
se necessario a supportare
le emissioni governative
attraverso l’acquisto dei
titoli governativi dei Paesi in
difficoltà”.
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