Business Community Magazine - Agosto 2010
Se nell’Eurozona il rapporto
deficit/Pil è al 6%, negli
Stati Uniti e in Giappone il
rapporto è rispettivamente
pari al 10 e all’11%. Nel
Regno Unito, invece, esso
è pari al 12%. Inoltre,
considerando le emissioni
governative con scadenza
a 10 anni dei vari Paesi
dell’Eurozona, è possibile
notare come il livello
dei tassi di interesse da
corrispondere sia pari al
2,8% del Pil. I rendimenti
delle emissioni, infatti,
variano dal 2,56% di quelle
tedesche all’8,16% di
quelle greche”. Nonostante
siano in molti a ipotizzare
come probabile il default di
Grecia, Portogallo, Spagna
e Irlanda, Norris sottolinea
che “in passato vi sono stati
Paesi in crisi che, grazie
alle misure di austerità,
hanno registrato nei cinque
anni immediatamente
successivi positivi tassi di
crescita economica”. In
particolare, cita i casi di
Danimarca, Belgio, Grecia,
Irlanda, Finlandia e Svezia.
Nel caso si verificassero
dei default, non ci sarebbe
comunque una crisi del
sistema bancario europeo,
in quanto il sostegno dato
ai PIGS proverrebbe dai
governi dell’Unione Europea
e dal Fondo Monetario
Internazionale, e non dalle
singole banche. Norris
inoltre sottolinea quanto
siano importanti in questo
momento gli acquisti dei
titoli di stato dei Paesi
periferici effettuati sul
mercato secondario da
parte della Banca Centrale
Europea: “i mercati finanziari
sopravvalutano l’impatto
negativo che la crisi del
debito di Grecia, Spagna,
Portogallo e Irlanda potrà
avere sulla
crescita
dell’economia
reale
dell’Eurozona,
sottostimando
al contempo
il positivo
impatto nel
lungo periodo
del basso
livello dei tassi
di interesse
e dell’euro
debole. Le
misure di
austerità
sicuramente
incideranno
negativamente
sulla crescita
di Grecia,
Spagna,
Portogallo e
Irlanda nel
2010 e nel 2011. Tuttavia,
a livello di PIL, questi
paesi hanno un peso
relativamente piccolo sul PIL
complessivo dell’Eurozona”.
Nell’ambito dell’Europa
Core, ci sono indicatori
che segnalano una ripresa
dell’economia. Basti
considerare, per esempio,
il dato tedesco sugli ordini
manifatturieri, che dall’inizio
dell’anno è cresciuto del
40%.
Che cosa significa tutto ciò
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