Vulnerabilità e resilienza: il sistema produttivo italiano alla prova
Chelli (Istat) presenta il Rapporto sulla competitività, analizzando le vulnerabilità del sistema produttivo italiano di fronte alle sfide globali.
L'Istat, guidato dal professor Francesco Maria Chelli, ha presentato a Genova la tredicesima edizione del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi. Il rapporto analizza i recenti andamenti del commercio estero, valutando le potenziali vulnerabilità del sistema delle imprese di fronte all'evoluzione della domanda e dell'offerta estere.
Il contesto attuale è caratterizzato da: contrasti tra Paesi sulle politiche commerciali, con un nuovo orientamento da parte degli Stati Uniti; difficoltà dell'economia tedesca, principale partner commerciale dell'Italia; persistenti tensioni geopolitiche.
Il Rapporto adotta un approccio multi-dimensionale, con analisi macroeconomiche, settoriali e microeconomiche. Vengono utilizzate fonti e strumenti diversificati, integrando dati per approfondire nuove chiavi di lettura, come l'appartenenza delle imprese alle filiere produttive, e proponendo nuove misure "microfondate" del sistema produttivo, come gli indicatori di "vulnerabilità" all'export e all'import.

Le analisi evidenziano: un'accresciuta polarizzazione delle relazioni commerciali attorno a Stati Uniti e Cina; una relativa "marginalizzazione" delle economie europee; la rilevanza reciproca tra l'Italia e i principali mercati europei e mondiali.
Il Rapporto definisce la "vulnerabilità" all'import e all'export e mostra come questa investa in modo differenziato imprese, settori, territori e filiere produttive. Sono state individuate circa 23.000 imprese "vulnerabili" all'export e circa 4.600 all'import.
Queste imprese, pur rappresentando un numero contenuto, hanno un peso economico e occupazionale rilevante: le imprese vulnerabili all'export impiegano 415 mila addetti, generano il 3,5% del valore aggiunto nazionale e rappresentano il 16,5% delle esportazioni complessive; quelle all'import circa 400mila addetti, il 5,7% del valore aggiunto e il 23,8% delle importazioni.
Il Rapporto conferma che nel 2024 l'Italia ha registrato una performance positiva sui mercati internazionali, con valori record nell'avanzo commerciale al netto dei prodotti energetici e una tenuta della quota di mercato sul commercio mondiale. Tuttavia, nelle mutate condizioni geo-economiche, i fattori che in passato hanno stimolato la crescita economica del Paese, come l'integrazione nelle reti commerciali e produttive internazionali, possono ora divenire elementi di vulnerabilità.
Infine, si sottolinea come l'Unione Europea presenti un grado di apertura commerciale quasi quattro volte superiore a quello degli Stati Uniti, esponendosi a maggiori rischi derivanti dal nuovo orientamento della politica commerciale statunitense. Si auspicano interventi di rilancio strutturale della competitività dell'industria europea più coordinati tra i Paesi