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27/01/2016

leisure

Manager, valorizzate il Napoleone che e' in voi

Secondo Roberto Race, autore del libro "“Napoleone il comunicatore”", mutuando lo stile del corso, i manager di oggi devono essere relazionali e innovativi. Bisogna saper cambiare in una dimensione globale

In tutti noi si annida uno spirito napoleonico, il desiderio di combattere a fondo per realizzare i propri sogni. Se questo è valso, nel bene e nel male, con Napolene, certamente oggi vale per i moltissimi imprenditori e manager che ogni giorno sudano le proverbiali sette camice per affermare le proprie aziende sui mercato di tutto il mondo.
Da qui la geniale provocazione di Roberto Race, guru italiano delle relazioni pubbliche, che ha messo nero su bianco nel testo "Napoleone il Comunicatore", edito da Egea, le sue riflessioni sullo stile manageriale del grande personaggio.
"Il Napoleone che racconto in questo volume fa pensare a quei leader che sanno motivare e coinvolgere i loro collaboratori rendendoli partecipi delle sfide, che dovranno affrontare assieme. Quello che per Napoleone è il campo di battaglia per l'imprenditore e il manager sono la fabbrica e il mercato, dove solo chi sa cosa vuol dire essere in prima linea può dare gli ordini ed essere ascoltato. Proprio come tanti leader, Napoleone sa che conta più essere autorevole che autoritario.

Napoleone, a modo suo e con tutte le contraddizioni e ambiguità con cui finisce per essere al tempo stesso dittatore e alfiere del nuovo diritto partorito dalla rivoluzione francese, è anche portatore di alcuni valori di cui si lamenta spesso la carenza nell'attuale classe dirigente e politico-istituzionale europea. Napoleone sa bene che non si può guidare un popolo senza indicargli un futuro. Credo che oggi la rilettura di Napoleone sotto questi termini possa favorire la riscoperta di aspetti della sua figura di una modernità impressionante", ci spiega.
Capo popolo o Grande Normalizzatore della Rivoluzione Borghese? Genio soltanto Militare o, anche e soprattutto, Statista e Visionario? Napoleone Bonaparte è un personaggio poliedrico da prestarsi a queste e altre interpretazioni. Una sua caratteristica, messa in luce dall'autore è l'impareggiabile capacità di dialogare con l'opinione pubblica. Una categoria concettuale che nasce proprio con lui.
"Fin da ragazzo sono stato affascinato dalla figura di Napoleone. In particolare, a colpirmi era la sua incredibile capacità di assommare alle doti uniche di condottiero in battaglia, che lo hanno visto trionfare più volte anche quando la sua armata era meno numerosa di quelle del nemico, la ben nota visione da statista, che gli ha permesso di trasformare definitivamente la società francese ed europea, capitalizzando almeno in parte gli insegnamenti della Rivoluzione" spiega Race.


Partendo da napoleone viene da chiedersi come un leader costruisca il consenso. Qual è il suo rapporto con i collaboratori? Come coniuga carisma e spirito di squadra? Come utilizza tempi e modi del comunicare per vincere battaglie militari e politiche? Come strumentalizza iconografia, immagine, messaggio culturale per accrescere il suo potere personale?
"Napoleone ha scoperto l'opinione pubblica. E' stato il primo leader a capire l'importanza di registrare gli umori della gente e di tenerne conto nella definizione di strategie e azioni. I suoi bollettini, la sua rappresentazione di sé, le sue relazioni con il prossimo, fatto di stakeholder autorevoli ma anche di bagni di folla, la dicono lunga in proposito. Aveva carisma, sapeva dialogare con tutti senza perdere l'aura magica assicurata da una intelligenza e una cultura straordinarie", aggiunge Race.

Che lezione si può trarre dallo stile manageriale nel comunicare di Napoleone?

Che c'è bisogno di operare in team. Di assicurare rapidità e fluidità all'informazione. Le conquiste militari, come quelle aziendali, si ottengono anche così.


Unendo a queste doti l'abilità, innata in Napoleone, di saper ‘vendere' il suo personaggio. Manipolando fatti e situazioni dove occorreva, come accadeva ad esempio per le rappresentazioni pittoriche degli eventi che lo vedevano protagonista. Come è successo per il Memoriale di Sant'Elena, che ha trasformato uno sconfitto in un vincitore, grazie a un messaggio tramandatosi ben oltre la morte del Bonaparte.

A quali manager assomiglierebbe Napoleone oggi è perché?

A Bill Gates per la straordinaria commistione tra creatività e concretezza. La vittoria della piccola Microsoft sulla Ibm per certi versi è paragonabile alle imprese belliche di Napoleone, novello Davide contro i Golia coalizzati di volta in volta, che si chiamassero Inghilterra o Russia, Austria o Prussia.
Rapportandolo a un italiano, sceglierei senza dubbio Marchionne, per la capacità di visione, di anticipare di gran lunga i tempi prevedendo le mosse del mercato e innovando prodotti, metodi e partnership.
Basti pensare che, nel Memoriale di Las Cases, Napoleone giunge addirittura a prevedere che il futuro lontano sarebbe stato caratterizzato dal dominio di due grandi potenze come America e Russia!

Come possono i Napoleoni di oggi nelle imprese sviluppare la comunicazione?

Devono essere relazionali e innovativi.


L'uso dei social, in questo senso, è fondamentale per l'immagine esterna, come dimostrano le sortite via twitter di Renzi. In una media-grande azienda ma anche in una piccola ben strutturata, la comunicazione interna, inoltre, supportata dall'innovazione tecnologica, può consentire una piena integrazione di processi e promuovere perfino nuovi prodotti, come testimonia l'industria 4.0 con la sua completa digitalizzazione delle varie fasi produttive e aziendali in genere.

Le guerre di Napoleone sono paragonabili alla crisi di questi anni: che lezioni trae per la comunicazione?

Bisogna innovare in una dimensione globale. Viviamo momenti di grande tensione, c'è la tendenza a rinchiudersi in se stessi, l'illusione di poter tornare al passato, rivedendo ad esempio gli accordi di Schengen. Di fronte a una minaccia epocale è giusto porre al centro la sicurezza. Nella prospettiva di medio termine, tuttavia, occorre avere chiara la consapevolezza che il mondo è destinato sempre più a diventare ‘casa nostra. Tempo e spazio si sono rimpiccioliti, chi comunica ha avuto e avrà sempre dei target, ma, come dalla crisi dei tempi della Grande Armée è nata l'occidente democratico, da questi anni di crescita rallentata e di barbari rigurgiti medioevali nascerà una società multiculturale ma più interattiva.


D'altro canto, per l'uomo, è l'unica via per assicurarsi un futuro.

Autore: Roberto Race
Prefazione: Luigi Mascilli Migliorini
Titolo: Napoleone il comunicatore. Passare alla storia non solo con le armi
Editore: Egea
Pagine: 144

@federicounnia - Consulente in comunicazione


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