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Deepfake e AI: la minaccia che sfrutta l'immagine e ingannaDeepfake e AI: la minaccia che sfrutta l'immagine e inganna


Le tecnologie in rapida evoluzione offrono opportunità straordinarie, ma nascondono anche insidie significative. L'intelligenza artificiale, in particolare, ha reso possibile la creazione di contenuti falsi – i cosiddetti deepfake – con un realismo tale da rappresentare una minaccia concreta per la sicurezza, la reputazione e la fiducia.

Queste manipolazioni digitali possono sfruttare in modo illecito l'immagine di personaggi pubblici, brand e aziende, generando disinformazione e truffe sempre più sofisticate. Diventa perciò cruciale aumentare la consapevolezza su questi pericoli e fornire gli strumenti formativi necessari affinché tutti, dai più giovani in su, possano riconoscerli e sviluppare un senso critico più acuto.



Un recente studio condotto da Ipsos e Studio Previti Associazione Professionale, presentato a Milano presso Intesa Sanpaolo, ha analizzato a fondo il fenomeno deepfake, confermando quanto sia fonte di attenzione e preoccupazione diffusa. La capacità dell'AI di generare immagini e narrazioni false ma estremamente realistiche è nota al 71% degli Italiani, un dato in linea con la media mondiale del 74%.

Nonostante ciò, la percezione che l'AI aumenti il rischio di disinformazione è leggermente inferiore in Italia (46%) rispetto al dato globale (51%). Approfondendo la conoscenza specifica del termine deepfake, i risultati in Italia rivelano un quadro preoccupante tra i cittadini: il 38% non sa di cosa si tratti, mentre un altro 21% ne ha solo una percezione confusa o vaga.


Solo il 41% dichiara di avere una chiara comprensione della questione. Ben diversa è la situazione nel mondo delle imprese, dove il 64% conosce il fenomeno, il 26% ne ha una conoscenza generica, e un residuale 10% non ne ha mai sentito parlare. Questa maggiore consapevolezza nel settore economico non attenua il timore: ben il 70% tra consumatori e imprese intervistati si dichiara preoccupato di poter essere vittima diretta di un deepfake. L'indagine fa emergere inoltre che i soggetti più a rischio di cadere in queste trappole digitali sono principalmente le persone anziane, quelle con un livello di istruzione meno elevato, i meno informati e, sorprendentemente, anche i giovani. Le notizie false e la disinformazione rappresentano una minaccia concreta per il mondo del business; circa tre grandi aziende globali su quattro considerano le fake news un rischio serio per le proprie attività.


È quindi indispensabile individuare e potenziare gli strumenti capaci di invertire questa tendenza. Le soluzioni richieste per affrontare il problema variano tra imprese e cittadini. Le aziende indicano come prioritarie:
- Software capaci di riconoscere i deepfake (64%);
- Una maggiore responsabilizzazione di social media e media tradizionali (35%);
- Normative legali più definite e stringenti (34%).

I cittadini, invece, pongono l'accento su:
- Software per l'identificazione dei deepfake (47%);
- Regole legali più chiare (42%);
- Sanzioni più severe per truffe e furto d'identità (36%). Le imprese, dal canto loro, si stanno già organizzando per far fronte a questa minaccia. Molte sviluppano competenze interne, implementano tecnologie specifiche o ricorrono alla collaborazione con studi legali esterni specializzati nella gestione del rischio. Solo una piccola minoranza, circa il 10%, non sente ancora l'esigenza di attrezzarsi per prevenire e gestire il problema.

Sul fronte della percezione e della consapevolezza, Andrea Alemanno, Head of Ipsos Public Affairs & Corporate Reputation, ha commentato che "Il fenomeno dei deepfake inizia ad essere conosciuto, ed è un bene perché proprio la conoscenza è uno dei migliori antidoti.". Ha sottolineato come sia alta la preoccupazione di cittadini e imprese, definendo i deepfake "una forma nuova sofisticata di fake news, che può compromettere la reputazione delle imprese e la dialettica democratica.". Il punto cruciale, ha evidenziato, è che questa tecnologia "sfrutta contro di noi proprio gli elementi che utilizziamo per avere rassicurazioni: le immagini di persone e imprese di cui ci fidiamo, le voci familiari.". Oltre alla maggiore consapevolezza, Alemanno ha rimarcato che cittadini e imprese ritengono imprescindibili "regole precise, software efficaci e la responsabilizzazione dei media.

". Il Governo italiano si sta muovendo sul piano normativo. L'Onorevole Alberto Barachini, Sottosegretario di Stato al Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, ha spiegato che il governo "ha lavorato con il Dipartimento per l'informazione ad alcuni articoli del disegno di legge sull'intelligenza artificiale," introducendo "una novità assoluta a livello internazionale, cioè l'istituzione del nuovo reato del deepfake.". Questa scelta, ha affermato, riflette la convinzione che il deepfake rappresenti "un rischio estremamente grave per il rapporto di fiducia che c'è tra istituzioni e cittadini," e che configurare una fattispecie di reato specifica offra "una forte protezione della sicurezza dei cittadini in questo momento.". Le ricadute pratiche in termini di truffe sono state delineate da Stefano Longhini, Direttore Gestione Enti Collettivi, Protezione Diritto d'Autore e Contenzioso di RTI Spa.

Ha descritto come quotidianamente compaiano "immagini create con l’intelligenza artificiale ritraenti importanti personalità del mondo dello spettacolo, del cinema, dell’economia e della politica che propinano fantomatici investimenti finanziari, miracolosi prodotti dimagranti o finti concorsi con in palio premi, traendo in inganno numerose persone.". Ha evidenziato che queste truffe "Sfruttando l’affidamento che le persone generalmente ripongono nella notorietà e nel prestigio dei soggetti sopra menzionati, vengono perpetrate vere e vere frodi.". Ha citato il caso di Mediaset, dove l'immagine dell'azienda e di figure note come Paolo Del Debbio, Maria De Filippi, Myrta Merlino, Ezio Greggio, Pier Silvio Berlusconi e Marina Berlusconi è stata illecitamente utilizzata in annunci ingannevoli.

Ciò ha portato Mediaset ad agire su più fronti: "sul fronte civile con cinque ricorsi d’urgenza..., sul fronte penale con ben undici querele, sul fronte amministrativo, azionando AGCM, Agcom e Consob.", oltre a intraprendere una campagna di sensibilizzazione. Longhini ha puntato il dito sulla responsabilità delle piattaforme, specialmente dei social network, che "traggono ingenti profitti dalla vendita dei propri spazi pubblicitari ad inserzionisti che pagano per veder pubblicati questi annunci truffaldini.". Ha messo in discussione le loro affermazioni di fare il massimo per prevenire il fenomeno, sostenendo che dispongono di tecnologie che potrebbero limitarlo in modo molto più efficace. L'urgenza di approfondire continuamente il dialogo sui deepfake è stata ribadita da Vincenzo Colarocco, Partner di Studio Previti Associazione Professionale.

Ha osservato il costante aumento delle truffe realizzate tramite deepfake, nonché delle violazioni di diritto d'autore e dei diritti della personalità. Questo fenomeno in crescita è ora al centro dell'attenzione legislativa, sia a livello europeo con l'AI Act, sia in Italia, dove il disegno di legge sull'AI introduce specifiche sanzioni penali. Colarocco ha concluso sottolineando la pervasività dei deepfake, in particolare sui social network, e il loro impatto concreto sulla percezione della realtà: "I deepfake stanno rendendo reale ciò che non lo è: non si può più ignorare il fenomeno.". Affrontare l'emergenza deepfake richiede un approccio sinergico che combini una maggiore consapevolezza pubblica, l'adozione di soluzioni tecnologiche avanzate e un quadro normativo capace di rispondere con prontezza e severità.

È un impegno fondamentale per salvaguardare la fiducia, proteggere la verità e garantire la sicurezza nell'ecosistema digitale.


Deepfake e AI: la minaccia che sfrutta l'immagine e inganna
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