08/03/2023

editoriale

Sciogliere il nodo dei crediti fiscali incagliati

Il governo ha deciso di affossare il superbonus sulle ristrutturazioni edilizie. Eppure è una agevolazione che esiste dal 1997 e che dal 36% è andata a raggiungere il 110%. Si può discutere sulla percentuale, magari esagerata, ma l'idea era quella di consentire la ristrutturazione del patrimonio edilizio anche a chi non aveva alti redditi. La vera novità del bonus abrogato era però costituita dal fatto che per la prima volta si istituiva la cedibilità dei crediti di imposta, e questo ha scatenato diversi problemi, non ultimo quello del rincaro dei costi, lievitati peraltro in tutta l'Europa. Tutti parlano dei costi del superbonus ma solo pochi ne evidenziano i benefici. Nomisma e l'Università Luiss hanno stimato un fattore 3 di moltiplicatore fiscale. Significa che per un euro speso ne sono stati generati 3. Inoltre, lo Stato ha incassato in tassazione e IVA un gettito notevolissimo, che non avrebbe avuto. Al netto che le truffe accertate sono state sono state solo del 3%, peraltro in gran parte riferibili ad altri bonus, come quello delle facciate, dove sarebbe il motivo per cui il governo avrebbe posto un blocco mettendo così in crisi aziende del settore e famiglie?

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Probabilmente ha interpretato in modo inadeguato le modifiche che sono state introdotte da Eurostat al Manuale del Deficit e del Debito Pubblico. In realtà queste modifiche rendono possibile migliorare lo strumento del credito d'imposta rendendolo cedibile verso tutti più volte e riportabile negli esercizi successivi senza limiti. Disincagliare questa enorme massa di crediti, significherebbe liberare le banche dai vincoli della capienza fiscale, e lasciare che circolando liberamente possa essere acquistata da chiunque, compresi i cittadini investitori. Allargare la platea dei possibili acquirenti dei crediti fiscali, permetterebbe di evitare lo scandalo dello sconto eccessivo chiesto da banche ed istituzioni finanziare alle imprese in difficoltà le quali sono piene di crediti fiscali che non riescono oggi ad utilizzare per pagare dipendenti e fornitori. E rilancerebbe l'economia. Ora la legge entrerà in parlamento, dove il nodo dei crediti fiscali incagliati dovrà in qualche modo esser sciolto. Eurostat indica persino come procedere, anche con qualche trucchetto contabile (vedasi al punto 38 del Manuale). Riusciranno a fare una scelta di buonsenso, anche alla luce delle spese per la riqualificazione del patrimonio edilizio che ci attende su indicazione dell'Unione Europea?  

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Claudio Gandolfo


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