deve cercare di mantenere
motivate le figure che hanno
contribuito al successo
negli anni passati. In questi
momenti particolari io
credo che siano vincenti la
trasparenza e la chiarezza
nelle scelte e nel modo di
comunicarle agli interessati.
Il problema che emerge
però sono i comportamenti
personali: perché è così
strano pensare a un
“capo” più giovane? Fare
il leader è una professione
e non un premio alla
carriera. Un manager non
dovrebbe mai dire “io non
collaboro con uno che ha
dieci anni meno di me”. Il
problema non è l’età ma la
competenza, la conoscenza,
la preparazione, la job
description, l’attitudine al
comando, le prospettive
dell’azienda. Fattori che
possono essere indipendenti
dall’età anagrafica delle
persone. Ovviamente, conta
l’esperienza del manager
in carriera, ma può non
essere sufficiente nel nuovo
ruolo. In più, in molti soggetti
c’è un rifiuto a capire le
motivazioni della scelta,
perché prevale il nostro
DNA di base che indica
come fondamentale la parte
anagrafica. Rispondere a un
capo più giovane (o donna)
può essere di per sé un
motivo di frustrazione. Poco
abituati alla meritocrazia,
prevale uno spirito di
accettazione negativa a
queste situazioni aziendali.
Certo, un giovane che
assume una posizione di
livello, deve avere una sua
strategia di comportamento
verso tutti i suoi
collaboratori, e deve avere
in mente un percorso di
affiatamento che coinvolga
tutti, e in particolare quello
o quelli che aspiravano alla
sua posizione. È proprio
questo il ruolo del capo oggi:
essere un coordinatore di
esperienze e un motivatore
per l’interno, oltre che
un uomo di prestigio e di
grandi relazioni per l’esterno
dell’azienda.
Ma allora, possono chiedersi
in molti, la persona che non
fa carriera è un manager
obsoleto? Io non credo.
Forse bisogna pensare che
non esista un manager per
tutte le stagioni dell’azienda.
Ma c’è anche, ed è spesso
trascurato, un problema di
“manutenzione del prodotto
manager”. Questo significa
che il manager deve essere
convinto a dover perseguire
un aggiornamento
continuo, e che questa è
una sua responsabilità. La
formazione, lo ribadisco,
è un problema della
persona. Per esempio,
imparare l’inglese quando
magari al momento non
serve. Oppure, migliorare
la conoscenza della
tecnologia, lo studio
della Rete e la capacità
di comunicare all’interno
e all’esterno. Oltre alle
richieste classiche come
benefit (automobile,
telefono cellulare,
etc), oggi io chiederei
concrete possibilità di
formazione manageriale, la
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