Come accettare un capo
più giovane?
Il mito del DNA manageriale è da sfatare: le nuove frontiere
per il management aziendale passano dalla formazione
Sino a pochi anni fa
(all’incirca a metà anni’90,
guarda caso con l’arrivo
di Internet nella vita delle
persone e delle aziende )
il metodo prevalente per
scegliere un alto dirigente si
basava su due motivazioni:
che fosse bravo, per il suo
passato nella funzione,
e che fosse accettato dai
suoi collaboratori o colleghi.
Quindi, con un’età superiore
alla media del gruppo:
in sostanza, a parità di
condizioni, veniva premiata
l’anzianità di servizio.
Queste due condizioni
sono rimaste accettabili
fino a quando la velocità di
cambiamento dei mercati e
quindi delle organizzazioni
aziendali è stata più o meno
lineare, e fino a quando le
richieste di competenze
e di “interpretazioni del
futuro” erano più facilmente
ipotizzabili, e anche più
vicine alle cose fatte
piuttosto che alle cose da
fare e da implementare. Per
fare un esempio, è stata
l’epoca del miglior venditore
promosso direttore vendite,
perché più facilmente
accettabile dai suoi colleghi:
in qualche occasione si è
perso un bravo venditore e
non si è acquisito un bravo
manager. Questa prassi
aveva creato nei manager
una forma di assicurazione
sulla carriera: non trovarsi
un “capo” proveniente
dall’esterno e non più
giovane della media del
gruppo.
Oggi non è certamente più
così, ma un “capo giovane”
o un “capo donna” crea
ancora qualche problema
al gruppo. Principalmente
perché si ritiene che il
management sia capace di
interpretare nuove situazioni
sulla base delle esperienze
passate. Faccio un altro
esempio: l’azienda decide
di aprire nuovi mercati e
diventa indispensabile che il
direttore commerciale parli
l’inglese come se fosse la
sua lingua-madre. Provare
a perfezionare l’inglese
di un manager che lo ha
usato pochissimo negli
ultimi cinque anni è molto
faticoso. Allora è più facile
la scelta di un manager con
esperienza internazionale.
D’altra parte l’azienda,
dovendo operare per
garantirsi un futuro diverso
e migliore, può avere
bisogno di nuovi apporti
manageriali. Cambiando
gli obiettivi e le condizioni
dei mercati, l’azienda può
necessitare di dirigenti scelti
con criteri nuovi.
Come accettare questa
situazione per un manager,
in carriera da tanti anni,
e che si vede passare
davanti, al momento della
disponibilità di un posto
tanto desiderato, un nuovo
arrivato o uno con anzianità
inferiore?
È questa una situazione
difficile per il manager, che
fa una certa fatica a essere
obiettivo, ed è preoccupato
per la sua immagine
all’interno e all’esterno
dell’azienda. È però anche
altrettanto difficile per
l’azienda, che ha bisogno
della nuova risorsa, ma
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