Business Community Magazine - Agosto 2010
maggiore crisi. Dal punto
di vista della duration, la
tendenza ad allungarla,
propria di molti investitori in
un momento potenzialmente
deflattivo e con la curva
dei tassi ancora ripida, non
mi trova d’accordo: per un
premio ai minimi storici, il
rischio di perdite ingenti in
conto capitale
non è ben
remunerato,
mentre
l’upside
appare limitato
se non nello
scenario
disastroso di
una deflazione
prolungata
e non solo
immaginata.
A scadenze
medie e
lunghe la
soluzione
ottimale
sembra oggi
quella di
investire soprattutto sui titoli
indicizzati all’inflazione.
La situazione contingente
di assenza di inflazione
attuale, e di possibile
caduta nella deflazione
a breve termine, non
costituisce infatti un motivo
per escludere un ritorno
dell’inflazione nei prossimi
anni, che è anzi quasi certa
con i dati macroeconomici
attuali, e la protezione
offerta da questo tipo di titoli
è poco costosa”.
Per quanto riguarda il debito
corporate, oggi più che mai
è opportuno differenziare
l’investimento sul numero
di emittenti più ampio
possibile, in particolare se
si ama investire nelle più
diffuse obbligazioni emesse
da istituti finanziari.
“Gli spread offerti sono in
qualche caso sufficienti,
tuttavia non si possono
escludere problemi futuri
e il mutato atteggiamento
degli stati, guidati dal
rigore germanico verso
una disciplina per molti
osservatori dannosa e
prematura, fa temere che
nel caso di una catastrofe
simile a quella del 2008
l’intervento sarebbe ancora
più incerto e tardivo –
conclude Greggio -. Di
conseguenza, nel mondo
corporate si consiglia di
limitare l’investimento a
emittenti sani e distribuirlo
anche su diversi settori,
per godere delle buone
opportunità ancora presenti
sul mercato senza rischiare
grandi parti del proprio
capitale su un singolo
emittente”.
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