2014: il “fattore crescita” sara’ determinante
Carcaterra (ANIMA): Confermiamo la nostra idea positiva per i mercati azionari anche per la chiusura d’anno e per il 2014, forte di una ripresa generalizzata, che anche in Europa comincia ad essere più evidente
A settembre avevamo descritto il mese di ottobre come un periodo cruciale per i mercati, per effetto di una serie di eventi importanti, destinati a trasformarsi in catalyst positivi, ma che in prima battuta avrebbero potuto portare volatilità e pressione sugli indici. Così sta accadendo. Nelle ultime settimane alcuni fattori di incertezza sono usciti di scena e altri sono emersi: innanzitutto, all’indomani della tanto attesa decisione del “(no) tapering” del 18 settembre da parte della Federal Reserve Americana, ora è chiaro che la riduzione della politica monetaria ultra espansiva verrà realizzata attraverso un percorso graduale, fino a quando l’economia non darà segnali più tangibili di ripresa; la crisi siriana sembra ora evitare un’escalation militare da parte dell’America; in Germania, dopo l’esito delle elezioni federali tedesche, con la vittoria del partito della Cdu, si conferma il largo sostegno ad Angela Merkel; infine in Italia, superato un momento di forte instabilità politica, la grande coalizione ha rinnovato la fiducia al governo guidato da Enrico Letta e, pertanto, al momento, sembrano scongiurate le elezioni anticipate.

Rassicurazioni per gli investitori sono arrivate anche da parte della Banca Centrale Europea che, per il quinto mese consecutivo, non ha ritoccato i tassi: il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariato il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento allo 0,5%, il minimo storico. In particolare, il presidente Mario Draghi ha dichiarato che la Bce manterrà la sua politica monetaria accomodante per “tutto il tempo necessario” e che è pronta a prendere in considerazione tutti gli strumenti a sua disposizione – senza escludere nuovi Ltro, ovvero finanziamenti agevolati alle banche, e altre misure straordinarie - per combattere una crescita ritenuta ancora “debole, fragile e irregolare nell’Eurozona” e l’alto tasso di disoccupazione.
Sullo scenario globale, tuttavia, si è aggiunto un elemento di criticità, lo shutdown negli Usa, cioè la chiusura delle attività del governo Usa, dal momento che è mancato l’accordo sulla legge di bilancio tra Repubblicani e Democratici.

MERCATI OBBLIGAZIONARI E VALUTE
Favorite le asset class “a spread”
La novità più evidente di questo periodo è rappresentata dall’uniformità e dalla qualità dei dati delle principali economie e con la chiusura d’anno si potrebbe anche verificare un’accelerazione, se pur più moderata in Europa, stando ai segnali dell’indice PMI. Inoltre, non si vedono all’orizzonte rischi immediati di inflazione e quindi di risalita dei prezzi. Grazie a questa crescita economica, inoltre, si sta riscontrando una certa ripresa degli utili aziendali, che a loro volta stanno sostenendo valutazioni dei mercati azionari che continuano a sembrarci nel complesso interessanti. Riteniamo, pertanto, che per i prossimi mesi dovrebbero essere ancora favorite le asset class più rischiose. Al contempo, però, le ultime scelte di politica monetaria rinviano la prospettive di inizio di una fase di prolungata salita dei rendimenti, negativa per le asset class obbligazionarie. In particolare, dal momento che minor tensione sulla politica monetaria di solito provoca un abbassamento della percezione del rischio, siamo più ottimisti su tutti gli investimenti cosiddetti ‘a spread’, titoli societari e anche high yield; questi ultimi costituiscono un’asset class che dal 2012 ha continuato a consegnare rendimenti soddisfacenti e su cui oggi occorre di conseguenza essere decisamente selettivi. In generale, per quanto riguarda il posizionamento dei fondi obbligazionari, a livello tattico siamo tornati in territorio neutrale in termini di duration.
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