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_Gennaio2013

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Struttura, performance e nuovi investimenti delle multinazionali italiane all’estero

Secondo un report ISTAT, si conferma una tendenza di carattere strutturale all’aumento della presenza all’estero delle imprese italiane

L’internazionalizzazione è più intensa per le attività industriali
Nel 2010 le controllate italiane all’estero sono più numerose nei servizi non finanziari (12.401 imprese) che nei settori industriali (8.324 unità). Tuttavia, le affiliate estere industriali presentano una maggiore rilevanza economica, assorbendo un’occupazione totale di quasi 915 mila addetti e realizzando quasi 214 miliardi di fatturato, di cui oltre 64 miliardi al netto degli acquisti di beni e servizi.
La presenza italiana all’estero in attività industriali risulta particolarmente rilevante nella fabbricazione di macchinari ed apparecchiature - 1.239 imprese che impiegano quasi 114 mila addetti, con un fatturato di 24,6 miliardi di euro di cui 5,5 al netto degli acquisti di beni e servizi - nelle industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, di articoli in pelle e pelliccia - 663 imprese, oltre 95 mila addetti, 5,4 miliardi di fatturato di cui 1,6 al netto degli acquisti di beni e servizi - e nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi - 215 imprese, oltre 87 mila addetti con un fatturato di 29,8 miliardi di cui 5,4 al netto degli acquisti di beni e servizi.


Importante è la quota di esportazioni sul fatturato complessivo realizzato dalle affiliate estere impiegate in attività industriali (43,3%). In particolare, la quota è particolarmente elevata nella fabbricazione di articoli in pelle e simili (83%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (80,4%) e nelle industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, di articoli in pelle e pelliccia (71,8%) .
I settori industriali che presentano il più elevato grado di internazionalizzazione attiva sono l’estrazione di minerali da cave e miniere, la fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e la fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche.
I comparti dei servizi che si caratterizzano per la maggior rilevanza di controllate italiane all’estero sono: attività finanziarie e assicurative (1.356 imprese, circa 224 mila addetti, quasi 94 miliardi di fatturato); commercio all\'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli (6.

925 imprese, quasi 212 mila addetti, oltre 85 miliardi di euro di fatturato, di cui quasi 18,5 al netto degli acquisti di beni e servizi); noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (1.155 imprese, oltre 65 mila addetti, oltre 4 miliardi di fatturato, di cui 2,1 al netto degli acquisti di beni e servizi).
Il grado di internazionalizzazione attiva nei servizi, significativamente inferiore in media a quello dell’industria, risulta tuttavia particolarmente elevato nelle attività finanziarie e assicurative, mentre è molto più contenuto nelle attività immobiliari, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio; nella riparazione di autoveicoli e motocicli e nel noleggio, nelle agenzie di viaggio, nei servizi di supporto alle imprese.

Controllate estere mediamente più grandi delle imprese residenti

La dimensione media delle controllate italiane all’estero è piuttosto rilevante (72,7 addetti), specie se confrontata con quella delle imprese residenti in Italia (3,9 addetti). Questo dato è confermato sia per l’industria (109,9 addetti all’estero rispetto a 5,8 in Italia), sia per i servizi (50,2 addetti all’estero rispetto a 3,3 in Italia).

Nell’ambito della manifattura, le differenze positive più ampie tra la dimensione media delle imprese residenti all’estero e le imprese residenti in Italia si riscontrano nella fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (oltre 23 volte superiore), nelle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (oltre 18 volte), nelle industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, di articoli in pelle e pelliccia (oltre 18 volte) . Unica eccezione la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, che vede le imprese residenti in Italia poco più grandi delle affiliate estere specializzate nello stesso settore (quasi 127 addetti contro 97,5).

Romania, Brasile e Cina localizzazioni privilegiate per l’industria

Nel 2010 si conferma una presenza diffusa all’estero delle multinazionali italiane attive nell’industria. I principali paesi di localizzazione delle attività industriali a controllo italiano sono: Romania (quasi 88 mila addetti), Brasile (quasi 81 mila), Cina (quasi 78 mila) e Francia (oltre 51 mila).


La localizzazione delle multinazionali italiane nei servizi è ugualmente diversificata. Le affiliate italiane all’estero attive nei servizi risiedono principalmente negli Stati Uniti (quasi 107 mila addetti), in Germania (oltre 66 mila), in Spagna (oltre 46 mila) e in Francia (oltre 39 mila).
L’analisi per area geografica mostra ancora l’Unione europea (Ue27) come principale area di localizzazione delle multinazionali italiane all’estero, con il 59,3% delle imprese, il 44,3% degli addetti e il 61,7% del fatturato, di cui il 48% al netto degli acquisti di beni e servizi realizzati all’estero. Sempre in quest’area le affiliate italiane realizzano il 69,7% delle esportazioni di merci e servizi verso altri paesi e, dato rilevante, il 53,3% della spesa in ricerca e sviluppo. Quote rilevanti della spesa in ricerca e sviluppo si riscontrano anche in Nord America (34,2%), Centro e Sud America (9,1%). Nei paesi Ue27 si rileva una concentrazione significativa delle imprese a controllo nazionale nella riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (79,6% del totale addetti del settore), nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (68,2%) e nel trasporto e magazzinaggio (67,7%).



In Nord America è rilevante la presenza delle affiliate italiane nel settore immobiliare (60,7% degli addetti del settore), nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (48,1%) e nell’istruzione, sanità e assistenza sociale, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (43,4%). In Centro e Sud America le imprese a controllo nazionale si concentrano nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (39,3%), nei servizi di informazione e comunicazione (38,5%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (32,3%).
Le multinazionali italiane presenti in Asia si concentrano soprattutto nella fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (41,9% degli addetti del settore), nella fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (40,4%) e nella fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca (31%). Si segnala, per l’Africa e l’Oceania, una rilevante presenza di controllate italiane nel settore delle costruzioni (50,5%) e nell’estrazione di minerali da cave e miniere (36,2%).



Un interessante approfondimento riguarda la distribuzione geografica delle affiliate estere a controllo italiano attive nella fabbricazione di macchinari e apparecchiature nca e nel settore del tessile e dell’abbigliamento. Nel primo caso, la localizzazione delle imprese specializzate nella meccanica strumentale è concentrata in un numero limitato di paesi, tra cui si segnalano Cina (quasi 25 mila addetti), Stati Uniti (oltre 15 mila addetti) e Brasile (oltre 12 mila addetti). Nel secondo, le imprese del tessile e dell’abbigliamento sono localizzate nell’Est Europa e in Asia; in particolare in Romania (quasi 41 mila addetti), Sri Lanka (quasi 10 mila addetti), Slovacchia (oltre 9 mila addetti), Cina (oltre 5 mila addetti) e India (quasi 4 mila addetti). 
 
In Cina il più basso costo del lavoro nell’industria manifatturiera

Il costo del lavoro annuo pro capite nelle affiliate italiane all’estero è particolarmente contenuto in Cina (4,7 mila euro), India (5,6 mila euro), Romania (6,1 mila euro) e Messico (6,4 mila euro), mentre è elevato negli Stati Uniti (52,5 mila euro), in Francia (52 mila euro) e Germania (51,1 mila euro).




Nuovi investimenti per accedere a nuovi mercati

Il 42,2% dei principali gruppi multinazionali italiani attivi nell’industria e il 44,4% di quelli attivi nei servizi hanno dichiarato di aver realizzato o progettato per il biennio 2011-2012 un nuovo investimento di controllo all’estero. Seguono i gruppi multinazionali di medio-grande dimensione, con una quota superiore al 25% nell’industria e superiore al 35% nei servizi. Più contenuta, anche se significativa, è la propensione all’investimento estero dei gruppi multinazionali di piccola dimensione, con una quota del 14,9% nell’industria e del 6,5% nei servizi.
La motivazione prevalente che ha condotto i gruppi multinazionali italiani a pianificare nuovi investimenti esteri nell’industria e nei servizi per il periodo 2011-2012, è l’accesso a nuovi mercati. Per i gruppi industriali la riduzione del costo del lavoro e la riduzione di altri costi dell’impresa sono motivazioni importanti per la scelta di realizzare nuovi investimenti. Diversamente, i gruppi multinazionali attivi nei servizi ritengono più rilevante per la scelta di investire l’aumento della qualità , lo sviluppo di nuovi prodotti e l’accesso a nuove conoscenze o competenze tecniche specializzate.



L’area Ue15 si conferma la principale area di localizzazione dei nuovi investimenti di controllo all’estero, programmati dai gruppi multinazionali attivi sia nell’industria sia nei servizi (19,2% e 19,3% rispettivamente), seguita, per l’industria, dagli Altri paesi asiatici, Vicino e Medio-Oriente (14,6%) e dagli Altri paesi europei (13,4%). Per i gruppi attivi nei servizi, dopo l’area Ue15, seguono gli Altri paesi europei (16,1%) e l’America centro-meridionale (13,6%).
I nuovi investimenti di controllo all’estero realizzati o progettati nel biennio 2011-2012, tanto per le imprese industriali quanto per quelle attive nei servizi, sono finalizzati principalmente alla produzione di merci e servizi (31% e 37,6% rispettivamente), alla distribuzione e logistica (27,9% e 20,8% rispettivamente) e al marketing, vendite e servizi post vendita inclusi i centri assistenza e i call center (25,9% e 20,3% rispettivamente).
Le multinazionali italiane operano all’estero anche con modalità diverse dal controllo proprietario: per esempio, con joint-venture, accordi commerciali, accordi di produzione, partnership tecnologiche con imprese o centri di ricerca.


In particolare, gli accordi commerciali rappresentano, nel complesso, la modalità più diffusa sia per le imprese che operano nel settore industriale (18,1%) sia per quelle dei servizi (12,3%).
Analizzando le modalità organizzative per tipologia dimensionale, le joint-venture (26,8%) e gli accordi commerciali (19,6%) sono le modalità prevalenti, diverse dal controllo, con cui operano all’estero i principali gruppi multinazionali. Più limitata è la rilevanza degli accordi di produzione e delle partnership tecnologiche con imprese o centri di ricerca. Per i gruppi multinazionali di medio-grande dimensione e per i gruppi multinazionali di piccola dimensione la modalità principale con cui operano all’estero, oltre al controllo proprietario, è rappresentata dagli accordi commerciali.


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