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_Febbraio2013

economia

Il risparmio si conferma in vetta alla progettualita' degli italiani

Secondo la III edizione dell’Osservatorio Anima-GfK Eurisko sul risparmio delle famiglie, la casa perde appeal, per i prodotti finanziari prevale ancora la ricerca di protezione ma riparte quella per i rendimenti

Oculati sì, ma un po’ meno rigidi. I risparmiatori italiani, tra la fine del 2012 e l\'inizio del 2013, hanno messo in atto dal punto di vista economico strategie un po’ meno rigorose per realizzare i propri progetti di vita, continuando a tagliare le spese superflue, riducendo meno le spese importanti e soprattutto mettendo da parte per risparmiare e magari per investire. Dai risultati della terza rilevazione dell’Osservatorio Anima (la seconda risale a ottobre 2012) - l’indagine realizzata da Anima Sgr in collaborazione con GfK Eurisko - emerge infatti una sorta di stabilizzazione della “spending review” familiare, nonostante si registri ancora un clima generale di “sfiducia” sul processo di integrazione europea all\'interno dell\'Eurozona. Anche questa terza edizione dell’Osservatorio, come le precedenti, si propone di comprendere le modalità con cui le famiglie italiane gestiscono i risparmi in funzione dei loro programmi futuri. Ma vediamo nel dettaglio le principali evidenze.

Meno mattone nei progetti degli italiani
Lasciata alle spalle la fase più grave della crisi del debito, si assiste a una sorta di stabilizzazione delle indicazioni relative alla progettualità: il 56% dichiara di avere progetti per i prossimi mesi in linea con il dato di ottobre del 55% - in particolare sul sotto-campione degli italiani “investitori” (70% e a ottobre si parlava del 71%); e una quota consistente, vale a dire il 25%, ritiene di continuare a mettere soldi da parte per emergenze ed imprevisti.

L’unica eccezione, forse complice l’introduzione dell’Imu, in controtendenza con le due prime indagini è rappresentata dall’appetito immobiliare, che è in significativa riduzione: dal 9% si passa al 5% e addirittura, dal 18 all’8% per gli investitori. Tuttavia la disponibilità a investire si fa nel tempo più tiepida: alla domanda “E se oggi avesse da investire quali prodotti sceglierebbe?”, il 16% ha risposto che non farebbe investimenti e il 22% che non ha soldi da investire, mentre scende dal 24% al 20% chi punterebbe sull\'immobiliare. Non va comunque trascurato che, alla domanda “Quali fra le seguenti attività finanziarie pensa di intraprendere nel prossimo anno?”, il 51% ha risposto che intende risparmiare di più; il 26% vuole costruire una riserva per le emergenze e il 13% rivedere e ottimizzare il portafoglio investimenti, mentre il 5% ha intenzione di sottoscrivere un piano di accumulo.

I fondi comuni risalgono nella lista dei desideri degli investitori
In compenso, però, chi è già nel mondo degli investimenti ripeterebbe questa scelta magari rimodulando il portafoglio, guardando meno ai titoli di stato - dal 36% i risparmiatori affezionati ai titoli governativi italiani scendono al 22% - e più ai fondi comuni d’investimento - dal 2 si passa al 10% - e in particolare a obbligazioni e fondi obbligazionari (dal 12 al 16%).

Non va trascurato anche che un 8% terrebbe i soldi in conto corrente e liquidità.

Prevale la ricerca di protezione del capitale ma il desiderio di rendimento recupera terreno
Continua ad essere predominante, per il 49% del campione di riferimento, la ricerca di meccanismi di tutela del capitale investito - a riprova si conferma anche una forte sensibilità verso il rendimento garantito, dal 33 al 39% - ma ricomincia a crescere la ricerca di rendimenti elevati (dall’11 al 16%) e con un orientamento più spiccato al breve periodo. Inoltre chi ha già sperimentato gli investimenti afferma che nelle sue decisioni, oltre alle peculiarità legate al prodotto che restano determinanti per il 97%, presterebbe attenzione anche agli aspetti legati al servizio, quali la trasparenza e chiarezza delle informazioni e l’assistenza riservata.
In ogni caso, i due parametri più importanti nelle scelte degli investitori restano la certezza del rendimento e la trasparenza insieme alla chiarezza sul prodotto in termini di caratteristiche e costi, rispettivamente per il 61% e il 56% del campione; seguono l’assistenza nella scelta da parte di un consulente (23%) e la notorietà del brand della società che gestirà i risparmi (11%).



Prevale infine il pessimismo sul futuro dell’Europa: il 43% ha dichiarato che il Vecchio Continente retrocederà a causa della crisi attuale o di una nuova, il 42% si aspetta una fase di stallo e solo il 15% crede che farà passi in avanti.


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