Anche se la legge 120/2011 ha aperto le porte dei CDA alle donne, c’è ancora molto da fare per far emergere tutto il potenziale del lavoro femminile. A partire dalle possibilità di carriera e dal welfare aziendale
In un momento di crisi occupazionale come quello che stiamo vivendo, ogni aspetto del lavoro diventa fondamentale.
E se il dato della crescente disoccupazione giovanile viene giustamente messo in luce ad ogni rilevazione, anche quello dell’occupazione femminile merita di essere preso in maggiore considerazione.
Anche alla luce delle potenzialità che può portare nel mondo del lavoroe dell’intera economia del Paese.
Ne parliamo con Magda Bianco, Capo della Divisione di Economia e Diritto della Banca d’Italia, incontrata in occasione della recente tavola rotonda sul tema “Le donne e l’economia italiana”, progetto di ricerca della Banca d’Italia.

Lavoro femminile: come siamo messi in Italia?
Molto male.
La distanza da quello maschile è ancora molto elevata, e in assoluto, nel confronto internazionale la partecipazione femminile al mercato del lavoro tout court è molto bassa.
Se poi consideriamo i dati riferiti ai vertici aziendali, la posizione diventa quasi insostenibile: i numeri si riducono moltissimo ovunque, in alcuni settori più che altri.
Per esempio, nel comparto finanziario è molto bassa, e se arriviamo ai vertici delle società quotate è bassissima.
O meglio, lo era, poichè l’introduzione di una legge, la 120/2011 (quella sulle “quote rosa” o quote di genere) sta in parte rimediando.
Qualche dato: nelle aziende sopra i 1000 dipendenti, la componente lavoro femminile è del 39%, ma la percentuale di dirigenti è solo del 12%.
Nelle imprese da 50 a 99 dipendenti le donne sono il 30% e poco meno del 15% le dirigenti.
Se consideriamo i Consigli di Amministrazione delle quotate, possiamo però rilevare che se nel 2007 la componente femminile era del 5,4%, a fine 2012 siamo a oltre l’11, con più della metà del totale “indipendenti” dal controllante.
Quali le differenze con il resto dell’Europa?
In Europa la situazione è molto variegata.
Ci sono Paesi che hanno fatto molto più di noi in termini di politiche, e hanno oggi risultati molto significativi in termini sia di partecipazione al mercato del lavoro, sia di presenza ai vertici in politica e in economia.
Ci sono anche Paesi che non sono troppo distanti dal nostro, soprattutto in termini di cultura e stereotipi, ma non c’è nessun Paese che ha una partecipazione femminile al mercato del lavoro così bassa.
La radice del problema: quali sono i principali gap nella domanda e nell’offerta di lavoro?
I gap sono molti e su entrambi i fronti.
Rispetto alla domanda di lavoro quello principale è sicuramente quello culturale, la presenza di stereotipi, quando l’impresa si pone davanti a un interlocutore femminile.
Lo stereotipo vale sia per l’accesso al mondo del lavoro, sia in fase di carriera.
Questo ha a che fare con la cultura italiana, ma forse va oltre la cultura stessa ed è condiviso da altre realtà e Paesi.
In tutti i percorsi di carriera ancora oggi ci sono forti elementi di discriminazione implicita, non sempre percepiti dai soggetti che realizzano la selezione, che tendono implicitamente, appunto, a preferire gli uomini.
Questo perchè a volte fanno parte dello stesso network, ma altre volte perchè pensano che siano effettivamente meglio delle donne (quasi senza rendersene conto).
A questo si aggiunge la cultura italiana e il ruolo della donna all’interno della famiglia.
Sul fronte dell’offerta di lavoro direi che il problema fondamentale è la difficoltà di assicurare un equilibrio vita-lavoro, che si rovescia interamente o in buona parte sulle donne.
Il problema del bilanciamento delle esigenze familiari e di quelle lavorative viene riversato in gran parte sulla componente femminile che non può beneficiare a sufficienza di strutture esterne, pubbliche o private, a sostegno delle attività di cura, sia verso i bambini, sia verso - oggi sempre di più – gli anziani.
Alla luce della ricerca, quale può essere il contributo e il ruolo della donna nella crescita italiana?