A marzo si ferma la crescita delle richieste di credito dalle imprese: -3%
Capecchi (CRIF): la domanda interna continua a mostrare segnali di debolezza, che si riflette sulla continua erosione della redditività delle imprese stesse e, conseguentemente, della loro capacità di autofinanziamento
Il tema dell’accesso al credito per le imprese in questa delicata fase del ciclo economico rimane una priorità assoluta, ancor più a fronte dei dati che confermano una contrazione delle erogazioni.
Si è molto dibattuto circa le ragioni che hanno determinato questa dinamica, cercando di comprendere se essa fosse riconducibile principalmente alla prudenza dell’offerta (con gli Istituti di credito alle prese con le difficoltà nel funding, requisiti di capitale più stringenti e la crescente rischiosità dei propri portafogli di clientela), o alla debolezza della domanda (con le imprese propense a rinunciare o rinviare a momenti più favorevoli gli investimenti e ad utilizzare il credito primariamente per il sostegno all’attività corrente).

L’analisi della domanda di credito - elaborata sulla base del patrimonio informativo di EURISC - fornisce una prima risposta oggettiva a questo quesito.
Nello specifico, dopo un inizio d’anno in cui il numero di finanziamenti richiesti da parte delle imprese italiane (analizzati sulla base delle anagrafiche riconducibili sia a imprese individuali sia a società di persone e capitali) hanno registrato segni positivi (+6% a gennaio e +1% a febbraio) il mese di marzo 2013 ha visto l’indice tornare in negativo, con un -3,08% rispetto allo stesso mese del 2012, ponderato a parità di giorni lavorativi.
Per altro, il dato rilevato nell’ultimo mese è il primo negativo dopo una serie di 12 mesi (con la sola parentesi del mese di dicembre 2012) in cui il numero di finanziamenti richiesti aveva sempre fatto segnare un incremento rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente.

Posto che la domanda aggregata nei primi tre mesi del 2013 ha fatto complessivamente registrare una crescita del +0,97% rispetto al corrispondente trimestre del 2012, è spontaneo domandarsi se il dato in controtendenza registrato a marzo sia occasionale o, piuttosto, rappresenti una inversione del trend, con le imprese italiane già messe a dura prova dalle difficoltà derivanti da una crisi che perdura dal 2008 ed alle prese con un inevitabile processo di riposizionamento.
“Per valutare la propensione delle imprese a rivolgersi agli Istituti di credito dobbiamo considerare che la domanda interna continua a mostrare segnali di debolezza, che si riflette sulla continua erosione della redditività delle imprese stesse e, conseguentemente, della loro capacità di autofinanziamento. Per questa ragione non hanno smesso di chiedere credito anche in questa fase di perdurante congiuntura negativa”, commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF. “Questo spiega la ragione per cui nel corso degli ultimi anni il livello di indebitamento delle imprese in Italia sia costantemente cresciuto, risultando mediamente superiore a quello degli altri Paesi dell’area Euro e degli Stati Uniti che, su mercati sempre più globalizzati, ne rappresentano i naturali competitori. Senza dimenticare, poi, che nel nostro Paese oltre la metà dei prestiti a breve termine è costituita essenzialmente da affidamenti in conto corrente”.
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