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Maggio2013

economia

Oro: aprile ci spiega il mercato e le sue diverse anime

E’ l’occasione per capire quali siano i principali attori che si muovono e quali siano le grandezze in gioco. Per capire meglio

Quanto successo nel mese di aprile potrà rimanere nella storia e diventare un caso di scuola per spiegare l’attuale e forse futuro assetto del mercato dell’oro. Quello attuale è un momento estremamente adatto per tornare ad esaminare le numerose e variegate componenti del mercato, focalizzando l’analisi su quali siano i principali attori che vi si muovono e su quali siano le grandezze in gioco. Mai come questa volta il mercato è stato così nettamente diviso tra speculatori da un lato ed investitori dall’altro. Pochi ma con armi di grosso calibro i primi che fronteggiano tanti piccoli operatori che si ritrovano dalla loro la forza dei numeri. Si ripropone in sostanza anche la classica contrapposizione tra oro finanziario e oro fisico, ma raramente questa opposizione è stata così chiara nell’esprimere una netta divergenza tra le posizioni “bearish” sui mercati finanziari e “bullish” di chi si rivolge all’acquisto di fisico.
Per meglio proseguire nell’analisi dei fatti è indispensabile un cenno alle grandezze in gioco, in modo da comprendere spessore, liquidità del mercato e quindi la sua capacità di assorbire shock di prezzo.

Spesso viene preso a riferimento il dato relativo al totale annuo al quale si incrociano complessivamente domanda e offerta di oro, pari a circa 4.500 tonnellate, di cui 2.800 di produzione mineraria. Fa quindi sicuramente impressione pensare che venerdì 12 aprile in poco più di mezz’ora siano stati venduti contratti “future” per circa 400 tonnellate di oro e guardando solo al rapporto tra tali grandezze ci saremmo potuti attendere un calo dei prezzi potenzialmente ancora più ampio. Altri numeri vanno invece analizzati per meglio capire il fenomeno e sono quelli relativi alla enorme liquidità del mercato, che si ricavano in base al turnover giornaliero. I volumi medi di scambi giornalieri sui contratti futures si aggirano sulle 500 tonnellate, alle quali vanno aggiunte le 2.500 tonnellate scambiate sul mercato OTC. In realtà quindi il mercato dell’oro, anche in condizioni di normalità, scambia giornalmente in valore assoluto più della somma di Bund e Gilt ed in percentuale del totale outstanding è secondo solo al mercato dei Treasury Usa. Solo una perfetta esecuzione tecnica di “short selling” in un mercato che offre una leva 20:1 poteva ottenere un effetto così rilevante sul prezzo.


Sul fronte opposto del mercato “cash” di oro fisico sono subito emersi enormi interessi in acquisto, da India, Cina, Dubai ed anche Europa, con la differenza che qui si lavora senza leva e con la difficoltà di avere immediata disponibilità di lingotti, che necessitano di tempo per essere prodotti e distribuiti sulle varie piazze di interesse. Per investitori che sono interessati all’oro in ottica di lungo termine, la discesa dei prezzi è stata una ghiotta occasione per entrare a mano bassa. Il lento ma costante recupero dei prezzi che ne è derivato ha poi indotto anche parte di short-covering degli speculatori.
In questa contrapposizione tra “paper gold” e lingotto un discorso a parte meritano gli ETF, che sono di fatto un ibrido fra i due, anche se dalla parte delle intenzioni sono molto più vicini al mondo del “fisico”. Le “redempion” nella settimana seguente il 12 aprile sono state attorno al 3%, dimostrando una limitata sensibilità agli shock di breve a favore di una maggiore visione strategica di lungo periodo.
Alcune considerazioni vanno infine dedicate al cosiddetto settore ufficiale, cioè alle Banche Centrali.

Proprio recentemente si è molto sentito parlare di Cipro e della possibilità che la sua banca centrale ceda le riserve auree per fronteggiare le difficoltà del Paese e di un eventuale effetto domino sul Portogallo. Senza entrare nel merito delle decisioni che le autorità di tali Paesi potrebbero prendere, vogliamo solo sottolineare che un programma di dismissione delle loro riserve, viste le modeste quantità, potrebbe essere attuato senza particolari impatti sul mercato. Il confronto delle 14 tonnellate scarse di Cipro (62% delle riserve del paese) o le 380 tonnellate (90% delle riserve) del Portogallo con le quantità sopra descritte spiega da solo l’impatto marginale che potrebbero avere tali azioni. Le statistiche che ex-post ci mostrano i comportamenti delle Banche Centrali evidenziano comunque che il settore ufficiale nel suo complesso è ormai acquirente netto e per importi sempre crescenti, grazie in particolare alle scelte di allocazione dei paesi “non occidentali” dove la componente di oro delle proprie riserve è ancora su percentuali molto modeste.
Cercare di farsi un’idea sulle ragioni che sono alla base del comportamento degli investitori, istituzionali o privati, delle Banche Centrali, e del ruolo che gli uni o gli altri attribuiscono a questo “immortale” asset, è fondamentale per ogni operatore al fine di costruire proprie ipotesi di scenario di prezzo per gli anni a venire.




Oscar Babucci e Gianluigi D’Amone, Responsabili Commissione Oro di Assiom Forex


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