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14/05/2025

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Blackout in Spagna: come le rinnovabili distribuite possono salvare la rete elettrica

Scarchini (EnergRed): la generazione energetica diffusa rappresenta la soluzione più efficace contro i rischi di interruzioni di corrente su larga scala

Il recente blackout che ha colpito la Spagna ha riacceso i riflettori sulla vulnerabilità delle reti elettriche nazionali. Le indagini hanno rivelato che l'interruzione è stata causata da un distacco dalla rete francese proprio mentre la Spagna esportava energia rinnovabile, con le centrali a combustibili fossili incapaci di bilanciare efficacemente domanda e offerta.
Moreno Scarchini, CEO di EnergRed, società specializzata nella generazione da fonti rinnovabili, avverte: "Il rischio di questi fenomeni non è da sottovalutarsi, anche se un modello diffuso delle rinnovabili avrebbe potuto garantire continuità a buona parte delle produzioni e dei servizi, essenziali e non".
Anche l'Italia ha affrontato blackout significativi in passato, l'ultimo nel 2003, legati alla complessa gestione della rete elettrica, particolarmente lungo le interconnessioni con altri paesi europei. Nonostante gli investimenti di Terna per modernizzare l'infrastruttura e migliorare la gestione delle rinnovabili, la soluzione più promettente risiede nella generazione distribuita.


La realizzazione di impianti fotovoltaici diffusi, eventualmente dotati di sistemi di accumulo, rappresenta un cambio di paradigma fondamentale: l'energia viene prodotta esattamente dove serve, riducendo la necessità di trasportarla su lunghe distanze. "Domanda e offerta si incontrano anche fisicamente, attraverso un collegamento diretto, o all'interno di una porzione di rete estremamente limitata, al punto da potersi definire 'comunitaria'", spiega Scarchini, aggiungendo che "il modello delle grandi centrali non è in grado di affrontare e gestire i rischi che si sono materializzati in Spagna".
I vantaggi sistemici della generazione distribuita sono duplici: nell'autoconsumo fisico, l'energia prelevata direttamente dall'impianto non grava sulla rete; nell'autoconsumo diffuso, l'energia circola in una porzione limitata di rete, riducendo la necessità di trasporto a lunga distanza. In caso di blackout, questi sistemi possono continuare a operare localmente.


Per le PMI e le industrie che installano impianti fotovoltaici in configurazione SEU (Sistemi Efficienti di Utenza), i benefici sono immediati: risparmio economico stimato tra 120 e 150 euro per MWh e parziale continuità operativa anche in caso di interruzioni della rete principale.
L'efficacia di questi sistemi aumenta con l'integrazione di batterie di accumulo o veicoli elettrici, che possono fungere da backup energetico nei momenti critici.
Un ruolo cruciale è svolto dalle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), che promuovono la crescita delle rinnovabili sui territori attraverso il concetto di "energia condivisa". "Grazie al decreto CER sarà possibile investire circa 5 miliardi di euro per realizzare impianti fotovoltaici di taglia sino ad 1 MegaWatt", afferma Scarchini, evidenziando come questo genererà 4,2 miliardi per gli investitori, 3,7 miliardi per gli operatori e 5,6 miliardi per investimenti territoriali.

Questi dati non includono gli ulteriori vantaggi sistemici e collettivi, sia economici che ambientali. Nel contesto dei blackout e del futuro energetico, le rinnovabili distribuite rappresentano sia un fattore di mitigazione del rischio, sia uno strumento efficace per gestire e ridurre i danni quando le interruzioni si verificano.


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