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02/04/2025

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Il divario digitale frena la crescita globale e aggrava le disuguaglianze

Poggi (Deloitte): l'analisi di ISPI e Deloitte rivela come la mancata connettività ostacoli la crescita e la coesione sociale

Nonostante i progressi nell'intelligenza artificiale, nel cloud e nel quantum computing, un terzo della popolazione mondiale, pari a 2,6 miliardi di persone, rimane escluso dal mondo online. Nei paesi a basso reddito, solo il 27% ha accesso a internet, mentre in quelli a medio-basso reddito la percentuale sale al 53%, lasciando ampie fasce di popolazione senza accesso ai servizi digitali essenziali. Persistono inoltre significative disparità interne, con un tasso di utilizzo di internet dell'83% nelle aree urbane contro il 48% nelle zone rurali. Le giovani donne sono particolarmente svantaggiate: nei paesi a basso reddito, il 90% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni vive senza connessione.
L'impatto di questa divisione digitale sullo scenario globale è al centro di un nuovo studio condotto da ISPI e Deloitte, che analizza i rischi della mancata connettività per la crescita, la competitività e la coesione sociale. I dati evidenziano come il livello di connettività influenzi in modo determinante la crescita e l'attrazione degli investimenti. La Banca Mondiale stima che un aumento del 10% della penetrazione della banda larga mobile possa stimolare un incremento del PIL pro capite dell'1,5-1,6%. Al contrario, l'assenza di servizi finanziari digitali ostacola l'accesso al credito per milioni di imprenditori nei paesi a basso e medio reddito dove, secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), la crescita del PIL potrebbe essere più lenta del 20-33% nei prossimi anni. Le micro, piccole e medie imprese (MPMI) sono le più colpite: senza servizi finanziari online, oltre 19 milioni di esse rimarrebbero escluse dai finanziamenti.


Lo studio dimostra che i paesi in grado di sfruttare le soluzioni digitali attraggono maggiori investimenti. Servizi online, come portali d'informazione o piattaforme per la registrazione delle attività di business, portano in media un aumento dell'8% nell'afflusso di investimenti diretti esteri. Queste funzionalità digitali incrementano anche i tassi di registrazione delle imprese, con effetti benefici soprattutto sulle startup, sull'imprenditorialità femminile e sulle comunità che vivono al di fuori delle aree urbane.
La scarsa connettività condiziona negativamente anche l'adozione delle applicazioni di Intelligenza Artificiale (AI). L'AI Preparedness Index, sviluppato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) per misurare il livello di preparazione di un paese verso l'uso strategico dell'IA (in termini di infrastrutture digitali, investimenti in capitale umano, competenze STEM e innovazione), evidenzia un profondo divario tra nazioni: le economie avanzate ottengono un punteggio medio di 0,68, più del doppio di quello dei paesi a basso reddito (0,32).


La disparità nella capacità di sfruttare le nuove tecnologie è ulteriormente aggravata dal limitato accesso all'istruzione e alla formazione nei paesi in via di sviluppo, dove milioni di persone rischiano di essere escluse dalle nuove opportunità di lavoro. Il World Economic Forum avverte che quasi il 40% delle competenze odierne diventerà obsoleto e il 60% dei lavoratori avrà bisogno di riqualificazione entro il 2030. Giovani e donne rappresentano i gruppi maggiormente esposti alle lacune formative: secondo le Nazioni Unite, nei paesi a basso reddito il 90% delle adolescenti e giovani donne (15-24 anni) non ha accesso a internet e la loro possibilità di acquisire competenze digitali è inferiore del 35% rispetto ai loro coetanei maschi. Di conseguenza, continuano a essere sottorappresentate negli impieghi legati alle tecnologie e all'intelligenza artificiale. Questo divario limita l'accesso alle opportunità lavorative e all'indipendenza economica, aggravando le disparità di genere nel mercato del lavoro.

I dati della pubblicazione delineano quindi una prospettiva in cui l'IA sarà a beneficio solo di pochi, accentuando ulteriormente il divario economico e sociale non solo tra le nazioni, ma anche tra i gruppi demografici.
"L'economia digitale è l'economia del futuro, eppure 2,6 miliardi di persone sono ancora offline", ha commentato Andrea Poggi, Head of DCM Public Policy & Stakeholder Relations Centre e DCM Innovation Leader. "Il divario digitale è uno dei principali ostacoli alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile. In un mondo in cui l'accesso digitale crea opportunità, un terzo della popolazione è escluso dall'istruzione, dal lavoro e dai servizi finanziari, aumentando le disuguaglianze e rallentando il progresso globale. Affrontare questa sfida non è solo un imperativo morale, ma anche una necessità per costruire un'economia globale più resiliente, innovativa ed equa".


"Il costo dell'esclusione è superiore a quello dell'inclusione", ha commentato Antonio Villafranca, ISPI Vice President for Research. "Secondo la *Banca Mondiale, l'esclusione digitale potrebbe costare ai paesi a basso e medio reddito fino a 2.000 miliardi di dollari in termini di crescita economica perduta nel prossimo decennio. Investire oggi nell'accesso digitale significa prevenire disuguaglianze economiche più gravi domani. L'inclusione digitale non accade per caso, ma per scelta: una scelta che dobbiamo compiere per costruire un futuro di prosperità condivisa*"


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