Il Private Equity italiano verso nuovi record: i settori chiave del 2025
Milantoni (Deloitte): l'allentamento monetario spinge gli investimenti. 245 deal conclusi nel secondo semestre 2024
Il mercato italiano del Private Equity si apre al 2025 con prospettive positive, nonostante le incertezze geopolitiche globali. Secondo la 45° edizione della Private Equity Survey di Deloitte Private e AIFI, oltre il 75% degli operatori prevede un impatto positivo delle politiche monetarie espansive sul settore, con una marcata preferenza per il finanziamento tramite banche commerciali.
Performance e previsioni di mercato
Il secondo semestre 2024 ha registrato 245 operazioni, superando i 217 deal del semestre precedente e allineandosi ai 239 del 2023. Per il primo semestre 2025, Deloitte stima 214 operazioni, con l'83% degli operatori che prevede un miglioramento o una stabilizzazione dell'economia italiana. Significativo l'aumento delle operazioni con valore tra i 31 e i 50 milioni di euro, che rappresentano il 28,8% del totale, con un incremento del 7,7% rispetto al semestre precedente.

Evoluzione delle strategie di investimento
L'ESG si conferma prioritario nella strategia degli operatori: il 27,5% valuta gli standard ambientali e sociali già in fase di due diligence, mentre il 26,8% si concentra sull'implementazione di politiche ESG nelle società partecipate. Il 19,6% degli investitori analizza specificamente le opportunità di generare valore attraverso l'ESG durante la fase di valutazione preliminare.
Innovazione e tecnologia
L'intelligenza artificiale emerge come criterio di selezione fondamentale per il 77% degli investitori. Di questi, il 21,2% la considera determinante nelle scelte di investimento, mentre il 55,8% la valuta come elemento complementare ai criteri tradizionali. Questa tendenza riflette la crescente importanza della trasformazione digitale nel panorama degli investimenti.
Impatto del PNRR e fondi europei
Il PNRR sta guadagnando sempre più rilevanza nelle strategie degli operatori. Il 69,2% prevede di applicare le iniziative Next Generation EU e PNRR a una quota tra l'1% e il 25% delle società partecipate nei prossimi sei mesi. Il 5,8% pianifica di utilizzare i fondi per il 26-50% delle aziende in portafoglio, mentre il 3,8% intende sfruttarli per oltre il 51% delle società. Solo il 21,2% non prevede di utilizzare questi fondi, il dato più basso dal 2022.
Distribuzione geografica e dinamiche territoriali
Il Nord Italia mantiene la sua posizione dominante con il 90,4% delle operazioni, equamente distribuite tra Nord-Ovest (46,2%) e Nord-Est (44,2%). Il Centro registra un calo significativo al 3,8% (-4,9 punti percentuali), mentre il Sud mostra segnali di ripresa raggiungendo l'1,9%. Le operazioni all'estero si mantengono stabili al 3,8%.
Strategie finanziarie e dimensione dei deal
Sul fronte finanziario, il 75% degli operatori prevede di ricorrere a banche commerciali per i finanziamenti, con un significativo aumento del 13,6%. L'utilizzo di fondi di private credit scende all'11,5%. Per quanto riguarda la dimensione delle operazioni, si osserva una tendenza verso deal di maggior valore: quelli superiori ai 31 milioni crescono al 61,5% (+8,9 p.p.), mentre i deal inferiori a 15 milioni scendono al 17,3%.
Prospettive settoriali
Il manifatturiero mantiene la leadership con il 21,1% delle preferenze, seguito dal Food & Beverage in forte crescita al 16,3% (+4,5%) e dall'ICT al 13,6% (+2,4%). Significativi aumenti anche per HealthCare (12,2%, +3%) e Pharma (10,2%, +2,3%). Il Consumer Goods si mantiene stabile all'11,6%.
'Gli operatori si stanno adattando a un contesto in evoluzione, diversificando le strategie di investimento', afferma Elio Milantoni, Senior Partner M&A di Deloitte. 'L'intelligenza artificiale sta rapidamente guadagnando terreno come criterio di selezione, con circa 8 operatori su 10 che la considerano durante il processo decisionale', aggiunge Claudio Scardovi, Deloitte Private Equity Leader.