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15/01/2025

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Calzature italiane in crisi: crollo dell'export e produzione in calo

Il settore calzaturiero italiano affronta un periodo difficile nel 2024, con un forte calo delle esportazioni e della produzione.

Il 2024 si rivela un anno complesso per il settore calzaturiero italiano. Le esportazioni hanno subito una brusca frenata, con un calo del 9,2% nei primi nove mesi rispetto all'anno precedente. Questa contrazione ha avuto ripercussioni significative sull'attività produttiva, con un crollo del 18,9% nell'indice ISTAT di produzione industriale e una diminuzione del 9,7% nel fatturato. Il report del Centro Studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici evidenzia come il rimbalzo post-Covid si sia esaurito, lasciando spazio a un quadro generale di declino. Le prime proiezioni stimano un fatturato settoriale di 13,2 miliardi di euro, un decremento del 9,3% rispetto al 2023, pari a 1,4 miliardi in meno. "Nel terzo trimestre del 2024 non si è verificata nessuna inversione di tendenza", ha dichiarato Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici. Oltre il 60% delle aziende ha registrato un fatturato inferiore rispetto allo stesso periodo del 2023, con un quinto di esse che ha subito perdite superiori al 20%.


Le cause di questa crisi sono molteplici. Da un lato, un contesto economico internazionale incerto, con rallentamenti in diverse economie e instabilità geopolitiche, come il conflitto russo-ucraino e la nuova crisi in Medio Oriente, hanno frenato le vendite estere. Dall'altro, la frenata di molti marchi del lusso, che negli ultimi anni avevano trainato la crescita del settore, ha influito negativamente. Mentre le vendite nell'Unione Europea hanno registrato cali contenuti (una media del -2,6%, con -2% in Francia e -6,2% in Germania), i mercati extra-UE hanno subito una flessione più marcata, pari al -15,3%.
Analizzando i dati in dettaglio, si osserva che l'andamento negativo riguarda tutti i comparti merceologici, ad eccezione delle scarpe con tomaio in gomma, le cui esportazioni sono aumentate dell'8,2% in volume e dell'1,3% in valore. Le calzature con tomaio in pelle, tipiche della produzione italiana e rappresentanti il 65% delle vendite estere, hanno invece subito una contrazione dell'8,2% in valore e del 7,1% in quantità. I partner europei mostrano dinamiche meno negative rispetto ai paesi extra-UE. Tra questi ultimi, segnali positivi si riscontrano in Cina (+1,7% in valore, +19% in quantità), Hong Kong (+8,7%) ed Emirati Arabi (+26,3%), anche se con un leggero calo nelle quantità per Cina ed Emirati Arabi; la Turchia invece mostra un incremento superiore al 10% sia in valore che in volume. Un crollo significativo si registra in Svizzera (-51,3% in valore, -35,4% in quantità), causato dal cambiamento nelle strategie distributive dei marchi del lusso, che hanno abbandonato i depositi elvetici a favore delle spedizioni dirette.


Il periodo sfavorevole ha comportato anche conseguenze sul tessuto imprenditoriale: nei primi nove mesi del 2024 si registra un saldo negativo di 144 calzaturifici attivi (-4%) e una perdita di 2.619 posti di lavoro (-3,6%). Aumenta in modo marcato l'utilizzo della cassa integrazione, con 26 milioni di ore autorizzate nella filiera pelle, il 139,4% in più rispetto ai 10,9 milioni del periodo gennaio-settembre 2023 e oltre quattro volte e mezzo rispetto al 2019, periodo pre-Covid. In sintesi, il comparto calzaturiero italiano sta affrontando una fase di notevole difficoltà, con cali significativi in quasi tutti gli indicatori chiave, che rischiano di impattare pesantemente su imprese e occupazione, ed un aumento marcato del ricorso alla cassa integrazione. Le preoccupazioni del settore sono rivolte al futuro, le aziende sperano in una ripresa nel futuro prossimo.


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