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13/11/2024

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Export italiano in calo: -1,8% nel primo semestre, ma il cargo aereo vola a +18,3%

Menarin (Casa & Associati): il calo dei traffici portuali riflette le difficoltà del manifatturiero

Il commercio internazionale dell'Italia nel primo semestre del 2024 presenta un quadro complesso, delineato dagli ultimi dati di Fedespedi, che evidenziano un rallentamento significativo degli scambi con l'estero. Le esportazioni italiane sono calate dell'1,8%, mentre le importazioni hanno registrato una flessione ancora più marcata dell'8,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Tale contrazione è accentuata dalla riduzione della domanda in alcuni mercati strategici, come l'Austria e la Svizzera, dove le esportazioni italiane sono diminuite rispettivamente del 12,2% e del 18,6%, mentre la Cina, un partner commerciale chiave, ha visto un calo del 26,5%. Tali numeri testimoniano le sfide crescenti per le imprese italiane in un panorama sempre più competitivo e instabile.
In questo contesto, il traffico container nei porti italiani ha subito un lieve calo dello 0,6%, segnale di un rallentamento che, secondo Paolo Menarin, partner dello studio legale Casa & Associati, riflette "la delicata congiuntura in cui si dibatte il settore manifatturiero italiano in generale e del Nordest in particolare. Ciò è senz'altro dovuto ad una molteplicità di fattori (situazione geopolitica internazionale, annosa questione della logistica in ordine ai cosiddetti retroporti, frammentazione dell'offerta portuale etc.) ma evidentemente, le ragioni profonde vanno ricercate anche sullo stato dell'economia del settore manifatturiero." Menarin evidenzia come il calo del traffico portuale sia legato alla diminuzione delle importazioni di semilavorati e materie prime, fondamentali per la produzione industriale italiana.



In un panorama così segnato da difficoltà, un elemento di positività emerge dal settore del cargo aereo, che ha registrato un aumento del 18,3%. Gli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino hanno visto crescite rispettivamente dell'11,9% e del 65,3%, posizionando quest'ultimo tra i principali scali dell'Unione Europea per volume di traffico. "La crescita del traffico Cargo - prosegue l'avvocato - è ascrivibile al più all'aumento dell'e-commerce che non è (né allo stato può essere) un canale commerciale così privilegiato dal nostro tessuto manifatturiero."

Ulteriori complessità si profilano con la recente riforma doganale italiana, che inasprisce le normative sui reati di contrabbando e introduce nuove misure IVA al confine. "Se l'Italia vuole tenere il passo come sistema portuale si abbisogna certo di migliorare le infrastrutture e di strategie economico/commerciali a livello globale, ma anche di un sistema di norme che semplifichino le attività degli addetti ai lavori. Mi sembra, almeno sotto questo ultimo profilo, si sia presa esattamente la direzione contraria.", conclude Menarin.



Il contesto generale, dunque, non è esente da tensioni geopolitiche e commerciali che influiscono direttamente sugli scambi. A partire da ottobre 2024, l'Unione Europea ha imposto dazi compensativi sui veicoli elettrici cinesi, con tariffe che variano dal 7,8% al 35,3% in base ai produttori. La Cina ha reagito dichiarando che queste misure rappresentano un atto protezionistico e minacciando ricorsi presso il WTO. Tuttavia, le trattative tra UE e Cina sono ancora in corso, con la possibilità di un accordo su un prezzo minimo di vendita per evitare dazi più elevati. "Con l'introduzione dei dazi sulle auto elettriche cinesi da parte dell'UE siamo a un punto di svolta significativo - commenta Alberto Stecca, ceo di Silla Industries, azienda padovana produttrice di colonnine di ricarica per l'e-mobility - è vero che questa misura può impattare inizialmente sul costo dei veicoli, ma può altresì stimolare gli investimenti nella produzione locale, intensificare la competizione sul mercato interno e accelerare lo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative. Ritengo che vada vista come un'opportunità concreta per l'Europa di consolidare la propria posizione nel settore dell'e-mobility, costruendo una filiera produttiva più resiliente e tecnologicamente avanzata. E sono convinto che questa decisione possa contribuire alla creazione di un'industria europea più robusta, capace di competere a livello globale, garantendo al contempo standard elevati di sostenibilità. L'obiettivo deve essere quello di sviluppare un settore dell'e-mobility diffuso e accessibile, che possa servire capillarmente il mercato europeo, mantenendo un equilibrio tra competitività dei prezzi e innovazione tecnologica."

Sulle misure imposte dall'Unione Europea sui veicoli elettrici, interviene anche l'avvocato Sara Armella, fondatrice dello studio legale Armella & Associati e direttore scientifico di ARcom Formazione, che ha organizzato per il 15 novembre la seconda edizione del Forum del Commercio Internazionale a Milano. Pur con spiragli di dialogo le relazioni tra Bruxelles e Pechino potrebbero complicarsi ulteriormente. Infatti, evidenzia l'avv. Armella "la Cina afferma che l'indagine dell'UE presenta diversi aspetti irragionevoli e non conformi, rappresentando una misura protezionistica di concorrenza sleale. La Cina intende, infatti, presentare ricorso presso il meccanismo di risoluzione delle controversie del WTO, rilevando una violazione dei propri interessi economici. Tuttavia, le trattative tra UE e Cina restano ancora aperte. La Commissione europea, in data 28 ottobre 2024, ha sottolineato di voler continuare i negoziati e che al momento sono in corso ulteriori consultazioni sulle misure anti-sovvenzioni. Le nuove trattative riguardano la possibile fissazione di un prezzo minimo di vendita delle auto elettriche da parte dei produttori cinesi in alternativa ai già previsti dazi compensativi. I dazi definitivi sono determinati nella misura del 17% per la BYD, del 18,8% per la Geely, del 35,3% per la SAIC, del 7,8% per la Tesla di Shanghai, del 20,7% per le Società di cui all'allegato I del Reg. UE 2024/2754 e, infine, del 35,3% per qualsiasi altro esportatore che sia residente in Cina. L'ammontare delle misure UE, tuttavia, presenta dei valori fortemente ridotti rispetto a quelle previste da altri Paesi come il Canada e gli USA, i quali applicano un dazio del 100% per l'importazione di auto elettriche provenienti dalla Cina."

Le crescenti incertezze nel commercio internazionale si ripercuotono inoltre sulle imprese italiane anche sotto il profilo valutario. Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia, sottolinea come "la combinazione di fattori, come le tensioni geopolitiche tra le principali economie mondiali, le politiche commerciali protezionistiche che hanno portato a un aumento dei dazi doganali e le attuali politiche monetarie stanno contribuendo a creare un contesto di crescente incertezza che può influenzare significativamente la volatilità dei cambi e, di conseguenza, le operazioni delle aziende che agiscono sui mercati a livello internazionale andando a impattare in maniera importante sui loro margini di profitto. In questo contesto diventa cruciale per le aziende sapersi adattare rapidamente per continuare a navigare le sfide future e mantenere la competitività nel mercato globale. Ciò implica l'adozione di strategie di copertura per mitigare il rischio valutario attraverso strumenti che possono offrire una rapida risposta ai cambiamenti repentini delle condizioni di mercato."

Le sfide per l'Italia, tra riduzione delle esportazioni, frammentazione delle infrastrutture portuali, tensioni con la Cina e politiche fiscali interne, restano complesse, anche se i dati diffusi mostrano spazi di crescita, soprattutto nel settore dell'e-mobility e del commercio aereo, che le imprese italiane potrebbero sfruttare per rafforzare la propria presenza internazionale.



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