Mercati finanziari in fermento: Elezioni USA e Fed al centro del gioco
De Palma (GAM): elezioni USA e riunione Fed influenzano i mercati, crescita economica solida ma incertezze sul lavoro e sull'inflazione
La crescita del PIL statunitense nel terzo trimestre si è attestata al 2,8% annualizzato, leggermente sotto il 3% del secondo trimestre ma vicino alle previsioni di consenso. Il principale impulso è arrivato dalla spesa dei consumatori (+3,7%), trainata dai beni, e da quella pubblica, aumentata del 5%, con le spese per la difesa che hanno segnato un rialzo del 14,9%. Tuttavia, gli investimenti residenziali hanno sofferto (-5,1%) a causa dei tassi ipotecari elevati. L'indicatore delle vendite finali agli acquirenti privati nazionali, somma di consumi e investimenti aziendali, ha registrato un solido +3,2%, indicando la buona domanda interna. La bilancia commerciale ha invece pesato sul PIL, poiché le esportazioni nette hanno sottratto lo 0,56%, con un aumento delle importazioni di beni di consumo guidato dai timori di uno sciopero portuale. Anche la riduzione delle scorte ha inciso, sottraendo 0,17 punti percentuali.
A ottobre, negli Stati Uniti, le assunzioni nel settore privato hanno registrato l'accelerazione più forte in oltre un anno. Secondo il report ADP l'incremento è stato di 233 mila posti di lavoro, più del doppio delle stime. Questo dato riflette una domanda di lavoratori superiore alle attese, influenzato meno rispetto al Non-Farm Payrolls da eventi temporanei come uragani e scioperi. Il settore manifatturiero è stato l'unico a subire perdite, mentre l'istruzione, la sanità, commercio e trasporti hanno segnato forti aumenti. Inoltre, la crescita dei salari ha rallentato a livelli simili al 2021, con un aumento del 6,2% per chi ha cambiato lavoro e del 4,6% per chi è rimasto nello stesso impiego, con un trend di assunzioni più forte nel Sud del paese.
La spesa reale dei consumatori americani a settembre è aumentata dello 0,4%, sostenuta dalla crescita dei salari. Il reddito disponibile è aumentato dello 0,3%, spinto principalmente dall'incremento dei redditi da lavoro dipendente, mentre il tasso di risparmio è sceso al 4,6%, il livello più basso dal 2023. L'indice dei prezzi PCE core, misura chiave per la Fed, è aumentato dello 0,3% su base mensile e del 2,7% annuo, segnalando pressioni inflazionistiche che potrebbero influenzare le prossime decisioni sui tassi di interesse.
In ottobre sono stati creati solo 12.000 nuovi posti di lavoro, un dato inferiore alle attese e influenzato da vari fattori. Oltre agli uragani Helene e Milton, hanno inciso gli scioperi alla Boeing, i licenziamenti nel settore automobilistico e un rallentamento nelle assunzioni di professionisti. Al netto di questi fattori, la crescita occupazionale sottostante sembra comunque insufficiente a stabilizzare il tasso di disoccupazione, previsto in aumento nei prossimi mesi. Attualmente al 4,1%, con una riduzione del tasso di partecipazione.
Dopo tutta questa serie di dati riteniamo plausibile un taglio di 25 basis point da parte della FED questo mercoledì, adottando un approccio cauto, così come sta prezzando il mercato. Attualmente i Future sui Fed Funds anticipano in pratica altri due tagli nella riunione del 18 dicembre.
Analizzando la curva dei rendimenti dei Treasury americani, si osserva un netto rialzo dei tassi su tutte le scadenze rispetto a un mese fa. Questo movimento riflette una revisione delle aspettative di mercato, guidata non solo da dati economici più solidi, ma anche dalla previsione di un deficit crescente, poiché chiunque sarà il nuovo presidente punterà a nuove misure di spesa pubblica.
Con la chiusura della scorsa settimana, il 70% delle società dello Standard&Poor's ha pubblicato i risultati del terzo trimestre: il 75% ha superato le stime sugli utili, portando il tasso di crescita al 5,1%, in aumento dal 3,6% della settimana precedente. Otto i settori in espansione, guidati da Communication Services e Health Care, mentre l'Energy segna il calo più significativo. Per quanto riguarda i ricavi, al momento il 60% delle società ha battuto le previsioni, con una crescita aggregata dell'1,1%. Gli analisti prevedono una crescita degli utili annualizzato del 12,7% per l'ultimo trimestre dell'anno, del 13% per il primo del 2025 e del 12,2% per il secondo. Le stime di crescita per l'intero 2024 e 2025 sono rispettivamente del 9,3% e 15,1%. Il P/E a 12 mesi è attualmente a 21,3, sopra la media quinquennale di 19,6 e quella decennale di 18,1.
Questa settimana ben 103 società pubblicheranno i risultati, mentre il mercato attende con interesse i dati di Nvidia, previsti per il 20 novembre. Parallelamente, le aziende tecnologiche sono sotto i riflettori dovendo iniziare a giustificare gli ingenti investimenti nell'intelligenza artificiale (AI). Se in passato investire nell'AI era sufficiente per aumentare la capitalizzazione, oggi la sfida è mostrare un effettivo incremento di produttività. I risultati sono stati contrastanti anche per Meta, Microsoft e Amazon, aziende profondamente legate all'AI. Tuttavia, la divaricazione tra le magnifiche 7 e il resto del listino, in termini di crescita degli utili, è ancora molto ampio secondo le previsioni di FactSet: 18,1% contro lo 0,1%.
Per tutte queste ragioni rimaniamo positivi nel medio termine sull'azionario, ritenendo possibili fasi correttive legate alle valutazioni elevate e a potenziali reazioni post elettorali.
Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR