18/10/2023

editoriale

Editoriale Se lo spread è un problema solo per i media 

Si ricomincia da più parti a parlare dell'allarme spread. Questo è il differenziale tra quanto rendono i titoli di stato tra due Paesi e, come sempre, si compara il rendimento di quelli italiani a quelli tedeschi. E i media si sono scatenati.

Al momento un bond italiano rende il 4,85%, quello tedesco il 2,78%. Oltre 200 punti di differenza. Ma se guardiamo quelli USA, il rendimento è al 4,67%, e tutti gli analisti concordano che l'investimento in Treasury sia più che favorevole. Ora, visto il grande successo delle ultime aste per i nostri titoli, c'è da dire che siamo sulla strada per vedere il ritorno dei bot-people, quel fenomeno che ha caratterizzato l'Italia e il suo risparmio per decenni. Giova ricordare che se per lo Stato un bond è un'emissione di debito, per il risparmiatore è fonte di guadagno e con un'inflazione annua superiore al 5% come quella attuale, è un investimento che garantisce quantomeno il mantenimento del capitale.

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Peraltro, se l'allora ministro delle Finanze Gualtieri in piena pandemia, quando i tassi erano a zero e la BCE comprava tutto, avesse emesso 100 milioni di titoli, ma anche 300 (iperbole), non saremmo in questa situazione e lo Stato avrebbe avuto in cassa soldi per ogni esigenza. Invece non fece nulla, a differenza di altri Paesi. Ma perché lo spread è salito? Presto detto: la BCE sta vendendo in modo massiccio i nostri titoli di stato, diventando da luglio venditrice netta. In pratica, sta giocando contro l'Italia. Altro che perdita di fiducia dei mercati. Viene da pensar male, soprattutto perché è lo stesso schema che abbiamo visto applicare nel 2011, quando Deutsche Bank liquidò tutti i nostri titoli facendo impennare lo spread oltre i 500 punti, provocando quello tzunami che portò alle dimissioni del governo Berlusconi e la salita dei tecnici. Lo spread non scese per altri 18 mesi, ma il governo Monti impose manovre lacrime e sangue su dettatura di Bruxelles. Solo che questa volta il giochino non è riuscito.



Claudio Gandolfo


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