27/09/2023

editoriale

La produzione industriale europea va a picco

E adesso che si fa? L'ultimo bollettino dell'Eurostat indica che "a luglio 2023 la produzione industriale destagionalizzata è diminuita dell'1,1% sia nell'Eurozona sia nell'UE, rispetto al mese precedente. Nel confronto con luglio 2022, la produzione industriale è diminuita del 2,2% nell'area dell'euro e del 2,4% nell'UE". E' chiaro che al di là delle roboanti dichiarazioni di Bruxelles c'è un problema enorme. La Germania ha registrato un -1,9% su mese e un -2,5% su anno. La Francia rileva un +0,8% su mese e +2,8% su anno, ma è frutto della vendita di un mega transatlantico che è un una tantum. Per l'Italia l'Istat ha comunicato che abbiamo avuto un -0,7% su mese e un -2,1% su anno. Questo è lo stato delle tre maggiori economie del continente. L'export ha da tempo rallentato, e gli indici PMI indicano che c'è una sempre maggior carenza di ordini dall'estero, anche dall'interno del continente.

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L'inflazione è stata importata (blocchi della supply chain globale, speculazione sulle fonti energetiche ecc.) e non causata da maggiori consumi, che giocoforza si sono ridotti, visto che si è eroso il potere di acquisto delle famiglie. Stringere ulteriormente le maglie del credito come testardamente sta continuando a fare la BCE, significa non aver capito che adesso occorre immettere liquidità nel sistema. E tanta. Così come è necessario rilanciare con vigore la spesa pubblica. Occorre far lavorare le aziende. Anche perché se si continua su questa strada le industrie salteranno per debiti. Però sai che bello un continente tutto green con gli abitanti che vanno a brucare i fili d'erba? Ma continuiamo a mandare miliardi di euro in Ucraina.

 



Claudio Gandolfo


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