Nei primi 5 mesi registrano incrementi in valore tutte le principali destinazioni dell'export, ad eccezione della Svizzera - tradizionale hub logistico, in sensibile arretramento dovuto verosimilmente a diverse strategie di distribuzione adottate dalle griffe, senza transito nei depositi elvetici - che segna un -13,6% (con un -29% nelle paia), del Regno Unito (-2,6%) e del Canada (stabile, -0,5%, ma in forte calo in quantità )".
Indicazioni sinora decisamente premianti, malgrado le recenti preoccupazioni per il rallentamento dell'economia nazionale, provengono dalla Cina (+20,4% in volume e +43,4% in valore), dove il prezzo medio, di gran lunga il più elevato tra quello dei principali mercati di sbocco della calzatura made in Italy, indica chiaramente come tali numeri siano legati soprattutto alle performance delle grandi multinazionali del lusso, in un mercato non di facile approccio per le aziende con marchio proprio.
Analizzando le macroaree, sia i partner dell'UE, cui sono dirette 2 scarpe su 3 vendute oltreconfine, che le destinazioni extra-UE evidenziano una crescita in valore e un calo nelle quantità ; quelli intra-UE, però, presentano andamenti migliori (-4,5% in volume e +14% in valore) rispetto agli sbocchi più lontani (-10,9% e +7% rispettivamente nel complesso).
Nell'ambito dei mercati comunitari, oltre alla Francia - che occupa saldamente il primo posto nella graduatoria generale dell'export, sia in quantità che in valore, e che registra un +19,6% in valore e un -2,9% in volume - tra le principali destinazioni figurano la Germania (quarta, ma seconda per volumi, che cresce del +8,4% in valore ma con un -15,5% nelle quantità ), la Spagna e i Paesi Bassi (con crescite interessanti sia in volume che in valore), il Belgio (con aumenti modesti) e la Polonia (+10,2% in valore ma -5,2% in quantità ).
Frena il Nord America: malgrado la sostanziale tenuta in valore, USA e Canada evidenziano contrazioni superiori al -20% nelle paia.
Trend penalizzante anche nel Regno Unito (-2,6% in valore, con -13,8% in quantità ), già in difficoltà sia nel 2021 che nel 2022.
Performance incoraggianti, invece, nel Far East, cresciuto globalmente del +29,4% in valore e del +7,1% in quantità .
Evoluzione favorevole negli Emirati Arabi (+37,7% in valore) e in Turchia (che registra incrementi superiori all'80% sia in volume che valore, nonostante la svalutazione della lira).
Il dettaglio per tipologia merceologica mostra andamenti disomogenei in valore e cali generalizzati in volume, con l'eccezione delle pantofole (che, al contrario, crescono in volume ma flettono in valore).
Il comparto delle calzature con tomaio in pelle - primo per importanza con un'incidenza del 63% sulle vendite estere in valore - presenta un aumento prossimo al +13% (con un -5,3% nelle paia a confronto con gennaio-maggio 2022 e un -15,2% sui livelli pre-Covid del 2019).
Sul fronte dei consumi interni, secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici, dopo un avvio d'anno all'insegna del recupero i tre mesi successivi hanno visto una netta riduzione degli acquisti di calzature da parte delle famiglie, con flessioni particolarmente significative in maggio e giugno.
Complessivamente la seconda frazione dell'anno ha registrato cali del -9,8% in termini di paia e del -7,9% in valore, annullando i progressi dei mesi precedenti e portando in terreno negativo il cumulato dei primi 6 mesi.
In merito alla demografia delle imprese, l'onda lunga dell'eccezionale crisi innescata dalla pandemia ha portato ad un saldo negativo di -122 realtà calzaturiere, tra industria e artigianato, nei primi 6 mesi dell'anno (pari al -3,2% rispetto a fine dicembre, secondo i dati diffusi da Infocamere-Movimprese) dopo il pesante arretramento rilevato a consuntivo 2022.
Per quanto riguarda il numero degli addetti, è proseguito il positivo rimbalzo innescatosi lo scorso anno: a fine giugno si contavano 73.665 addetti (il +1,8% rispetto a dicembre).
Il divario con il consuntivo 2019 è però ancora di oltre 1.200 unità .
Nei primi 6 mesi del 2023 sono state autorizzate da INPS per le aziende della Filiera Pelle 7,5 milioni di ore di cassa integrazione guadagni, in flessione del -5,6% rispetto alla prima metà dello scorso anno, ma il balzo delle ore nel secondo trimestre (+44%) - assieme al peggioramento del quadro economico generale - preannunciano nuove tensioni.
Attese molto caute, infine, per la seconda parte dell'anno, stante il clima di incertezza generale e la debolezza di molte economie mondiali.
Gli operatori del campione si attendono in media nel terzo trimestre un fatturato in calo sull'analogo periodo dell'anno precedente (-2,8%), per la prima volta dopo la ripartenza post-pandemia.
Se l'articolo ti è piaciuto, condividilo con gli amici e colleghi