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11/01/2023

economia

I potenti capi del settore tecnologico stanno perdendo i loro superpoteri?

Simon Edelsten (Artemis IM): quando l'economia è in preda alle turbolenze e i problemi aumentano, si vogliono dirigenti forti e pronti a rispondere delle proprie azioni, che devono anche concentrarsi sui costi di oggi e sugli interessi degli azionisti loro comproprietari

Dai classici della letteratura al cinema moderno emerge che i supereroi hanno i loro punti deboli. Quello di Achille era il tallone mentre quello di Ironman è il cuore. I moderni eroi del business non sono diversi e il loro punto debole più comune è la tracotanza.
Quest'anno sono in molti ad aver pagato lo scotto di tale tracotanza. Basta chiederlo a quelli che hanno finanziato FTX, la piattaforma di criptovalute di Sam Bankman-Fried, o ai dipendenti di Twitter licenziati dopo l'acquisizione portata a termine da Elon Musk o agli investitori che hanno comprato le azioni di Facebook prima che Mark Zuckerberg la trasformasse in Meta.
In qualità di azionisti, possiamo dare per scontato che ci siano dei controlli per limitare i poteri dei capi carismatici, quando la presunzione smisurata degli stessi diventa un problema. I consigli di amministrazione hanno il compito di garantire la correttezza e di monitorare l'efficacia della gestione. Gli azionisti hanno il diritto di voto, nel senso che possiamo limitare la remunerazione dei dirigenti e influenzare le politiche di sostenibilità ma, in alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, questi controlli sono limitati.


Negli ultimi anni, molti fondatori che quotano in borsa la propria azienda si sono attribuiti con discrezione una diversa categoria di azioni, che li fa sembrare obbligati a rispondere del proprio operato ma che di fatto consente loro di continuare ad agire in maniera indipendente. Queste azioni, c.d. a voto plurimo, conferiscono diritti di voto che spesso sono pari a 20 volte i diritti conferiti alle azioni possedute dagli azionisti ordinari. Una tale pratica è particolarmente diffusa negli Stati Uniti dove, nel 2020, circa il 60 percento del valore delle società che si sono quotate in borsa era rappresentato da una struttura azionaria a doppia categoria (dual-class voting), con un incremento del 300 percento rispetto al 2018.
È importante capire quali sono i rischi legati al possesso di azioni in una società in cui una struttura azionaria a doppia categoria rende i diritti di voto di queste ultime virtualmente inutili.
Agli inizi del 2019 abbiamo incontrato i dirigenti di un'interessante azienda tecnologica che prometteva di semplificare le videoconferenze. I fondatori dell'azienda ci sono piaciuti, ma il modello di remunerazione basato sulle azioni sembrava troppo sbilanciato a loro favore.

Ci siamo astenuti. Quell'azienda era Zoom. Poco dopo arrivò il Covid. Mentre la pandemia attanagliava il mondo, le azioni di Zoom hanno avuto un'impennata! Avevamo commesso un errore? Non credo. Oggi, il prezzo delle azioni è sceso dell'87% rispetto ai massimi del 2020.
È interessante l'esempio di altre società che sono state quotate in borsa l'anno successivo. Due che hanno dato ai loro fondatori azioni a voto plurimo, di "Classe B", sono Airbnb, la piattaforma per l'affitto di case di vacanza, e DoorDash, la piattaforma statunitense di consegna a domicilio di cibo. Le azioni di Airbnb sono scese del 47% quest'anno; quelle di DoorDash del 63%. In confronto, l'indice statunitense è sceso solo del 18%.
Anche molte delle maggiori società tecnologiche hanno strutture azionarie a doppia categoria.
I fondatori di Meta e Alphabet hanno poco più della metà dei diritti di voto. Le azioni di Meta sono scese del 67% nell'ultimo anno; quelle di Alphabet del 34%.
Amazon.com non ha azioni con diritti di voto differenziati, ma il fondatore Jeff Bezos possiede ancora quasi il 10% della società.


Il valore di queste azioni si è quasi dimezzato quest'anno. Microsoft, che opera in base al principio "un'azione, un voto", ha visto il valore del suo titolo scendere solo del 27 percento



Segnali di allarme


Fra i vari motivi che hanno contribuito al calo delle azioni quest'anno c'è sicuramente anche la tracotanza. I fondatori si distraggono, convinti come sono dei loro poteri, e si inventano nuovi passatempi per dimostrare quanto sono intelligenti. Per quanto mi riguarda, non vedo di buon occhio l'impiego di ingenti quote di profitti in progetti che hanno poco o nulla a che fare con l'attività principale - ad esempio, il lancio di razzi nello spazio.
Perdono la loro disciplina finanziaria. Amazon ha oggi circa 1,6 milioni di dipendenti, che la mettono quasi alla pari con l'Armata Rossa cinese in termini di complessità. Eppure, negli ultimi cinque anni, i ricavi in dollari per dipendente sono diminuiti dell'8 percento.
Nel frattempo, la forza lavoro di Microsoft è quasi raddoppiata, raggiungendo i 221.000 dipendenti, ma almeno i ricavi in dollari per dipendente sono aumentati del 40%.



Gli ultimi bilanci mostrano che i costi di molte aziende tecnologiche sono aumentati, a volte in modo sorprendente. Spesso si tratta di remunerazioni - professionisti qualificati che erano retribuiti in azioni e che ora preferiscono ricevere una retribuzione monetaria. Il pagamento in azioni è diventato un modo comune per le aziende statunitensi di ricompensare il personale. È un metodo efficiente dal punto di vista fiscale e può aiutare a mascherare i veri costi dei dipendenti nelle relazioni finanziarie.
D'altro canto, quando i prezzi delle azioni sono bassi, il personale ha bisogno di denaro per pagare le bollette della luce. Nell'ultimo bilancio di Alphabet, gli oneri e le spese (persone) sono aumentati di quasi il 18%, mentre i ricavi sono aumentati del 6%. Ecco perché, in sede di valutazione di un'azienda ne calcoliamo i costi che sosterrebbe se i dipendenti strategici ricevessero stipendi mensili in linea con il mercato anziché opzioni su azioni.
Quando l'economia è in preda alle turbolenze e i problemi aumentano, si vogliono dirigenti forti e pronti a rispondere delle proprie azioni, con una visione a lungo termine, che devono anche concentrarsi sui costi di oggi e sugli interessi degli azionisti loro comproprietari.



Nell'ultimo decennio, molti dei supereroi del settore tecnologico hanno ripagato i loro azionisti in modo fantastico. Gli investitori hanno imparato a riporre molta fiducia in questi amministratori delegati e nei loro poteri mitologici. Questa fiducia è ancora giustificata?

Simon Edelsten, gestore delle azioni globali presso Artemis Investment Management

 


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