PMI: spunti critici per risolvere l'antico struggente dilemma
Aprire o no la propria gestione ad un Amministratore Delegato esterno? Quali sono le dinamiche dietro questa decisione che arrovella moltissime piccole e soprattutto medie imprese? Occorre un cambio di mentalità
C'è qualcosa nel DNA degli imprenditori italiani, cosi geniali e vincenti nei loro microsettori di specializzazione, che li rende refrattari all'idea di aprire la gestione della propria azienda ad un manager che si sia formato ed abbia operato in gruppi esterni.
Soprattutto se di grandi e blasonati gruppi.
Come fare a vincere questa resistenza? Su quali tasti fare leva per avere almeno una chance da giocarsi nella sala riunioni di famiglia?
A tutte queste domande offre una risposta concreta, fattuale il recente scritto di Lauro Venturi, poliedrica figura che conosce da anni il mondo degli imprenditori, dal titolo "L'Amministratore (De)legato.

Perché la media impresa non assumerà mai general manager tradizionali", edito da GueriniNEXT.
Nel testo, incentrato non su massimi sistemi ed insegnamenti d'aula bensì rifacendosi alla sua esperienza professionale, quindi nulla di più concreto e provato, offre al lettore l'esplorazione del mondo delle piccole e medie imprese condotta da un osservatore di eccezione.
Venturi, infatti, dopo una vita di lavoro nel settore delle «public company», approda nel 2015 in un'azienda padronale del settore manufatturiero per ricoprire il ruolo di Amministratore Delegato.
Amalgamando insieme considerazioni generali e vicende vissute, l'Autore ripercorre questa esperienza in un agile libro che è insieme racconto autobiografico e utile saggio nel quale emergono luci e ombre della piccola e media imprenditoria, tipica e più importante espressione del contesto economico italiano.