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27/07/2022

idee

Per far crescere l'economia bisogna investire sul terziario

Mario Mantovani (Manageritalia): abbiamo un gap con l'eurozona nella qualità della forza lavoro, una minore crescita del numero complessivo delle ore lavorate e una minore efficienza nei processi produttivi (TFP)

L'ultimo report dell'Osservatorio Terziario di Manageritalia evidenzia, nel periodo 2000-2019 (preso in esame per neutralizzare l'effetto Covid), per il terziario di mercato italiano un gap di crescita in termini di valore aggiunto prodotto rispetto agli altri Paesi europei. Tra le cause emergono la composizione demografica della forza lavoro, minori ore lavorate complessivamente e minore efficienza nei processi produttivi.
Sulla base dei dati emersi dalla ricerca Manageritalia, la federazione dei 38.000 manager del terziario, ha chiesto e ritiene urgente e necessario un piano di investimenti, come già avvenuto nella manifattura, in un settore traino dell'Economia del Paese che, pur rappresentando i due terzi del PIL, destinatario di una parte minima di risorse pubbliche (meno del 40% del PNRR).
Infatti, il Terziario costituisce una porzione largamente maggioritaria e crescente del Pil delle economie avanzate, con circa il 73% del Pil prodotto in Italia e nei Paesi dell'Eurozona.

Dato il peso del Terziario di mercato sul Pil è impensabile migliorare la produttività del sistema Italia in assenza di un significativo aumento della produttività dei servizi.
Pur continuando a presentare una crescita pressoché doppia rispetto al resto dell'economia italiana, il Terziario di mercato ha rallentato rispetto ai partner europei dal 2014 al 2019, anni in cui la manifattura italiana ha invece trovato supporto per il suo processo di efficientamento della base produttiva anche dal pacchetto di incentivi Industria 4.0. Serve quindi supportare anche il terziario nelle trasformazioni in atto. Dall'analisi dell'Osservatorio emerge forte la necessità di maggiori competenze (in generale e in particolare in ICT e APTS) mentre appare chiaro come la performance della crescita del commercio sia legata alle riforme di liberalizzazione e maggiore concorrenza;
La performance negativa di APTS e ICT invece è in gran parte legata da un gap nel campo dell'adozione e nell'utilizzo di tecnologie sofisticate (Big Data e IA).

Sintesi dei principali dati


Il valore aggiunto del terziario di mercato italiano nel periodo 2000-2019 è cresciuto del 14% (tasso di crescita medio annuo del +0,7%, industria -1%).

Un buon risultato, ma comunque inferiore di circa il 20% rispetto al tasso medio di crescita degli altri Paesi europei.
Secondo il risultato dell'ultima approfondita analisi sulla produttività del terziario di mercato sviluppata dall'Osservatorio Terziario di Manageritalia in stretta collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, i fattori che hanno maggiormente contribuito al ritardo dell'Italia rispetto ai Paesi UE sono: la qualità della forza lavoro (con minore livello di istruzione e competenze), una minore crescita del numero complessivo delle ore lavorate e una minore efficienza nei processi produttivi (Total Factor Productivity). Anche la produttività del lavoro, misurata come valore aggiunto per ora lavorata, accusa un ritardo importante rispetto alla media Eurozona. In particolare, nel periodo successivo alla crisi del debito (2014-2019), la produttività del lavoro nel terziario di mercato in Italia è cresciuta sì ma il 5% in meno rispetto ai principali competitors europei, a differenza del settore manifatturiero, nel quale la produttività del lavoro è cresciuta allo stesso ritmo della media europea.



Produttività a macchia di leopardo


Un gap nel livello della produttività del lavoro che non riguarda tutti i settori del terziario, come evidenzia il report. Infatti, mentre i servizi finanziari/assicurativi e, al contrario di quanto spesso si ritiene, il commercio all'ingrosso e al dettaglio sono in linea con i principali competitors europei, il livello di produttività del lavoro dei servizi di informazione e comunicazione (ICT) e delle attività professionali, tecniche e scientifiche (APTS) mostra un marcato ritardo rispetto alla media europea (circa 15 punti in meno di valore aggiunto per ora lavorata in entrambi i casi).
Emerge, quindi, come per alcuni comparti sia necessario attuare politiche di deregolamentazione e miglioramento della qualità della forza lavoro (istruzione e formazione) per arrivare ad un recupero di produttività dell'intero sistema paese in tempi relativamente brevi.
Basti pensare che, in termini di produttività del lavoro, la performance positiva dell'Italia nei servizi finanziari e assicurativi è dovuta a una crescita dell'efficienza dei processi produttivi (TFP), associabile alla massiccia ristrutturazione del settore, che ha implicato maggiore concentrazione e apertura alla concorrenza internazionale.


Anche per il commercio all'ingrosso e al dettaglio la performance positiva dell'Italia è in gran parte dovuta ad una crescita marcata dell'efficienza dei processi produttivi (TFP), cresciuta ad un ritmo addirittura superiore rispetto ai principali competitors europei dal 2010 in avanti.

Le colpe della Total Factor Productivity (TFP)


Tra i settori meno virtuosi, che hanno avuto un ritardo importante nella crescita della produttività del lavoro, spiccano proprio i servizi ICT e le attività professionali, che nelle moderne economie sono tra quelli a più alto potenziale di crescita e hanno un ruolo trainante ed innovativo per tutta l'economia.
In entrambi questi settori (servizi ICT ed attività professionali), si osserva in Italia una propensione agli investimenti in linea con i competitors europei, ma una forza lavoro decisamente meno istruita che impatta negativamente sull'efficienza dei processi produttivi (TFP).
C'è anche un ritardo del nostro paese nell'adozione di tecnologie ed innovazioni di processo in grado di far crescere l'efficienza dei processi produttivi (TFP).


In particolare, il ritardo riguarda l'utilizzo dei big data e dell'intelligenza artificiale - mentre l'Italia risulta in linea con gli altri paesi nell'adozione di tecnologie di base (cloud). Anche questa evidenza sottolinea il ritardo nel livello di competenze italiane, essendo l'adozione di tecnologie più sofisticate (Big Data e IA) strettamente connessa alla presenza di conoscenze più avanzate all'interno delle aziende.
Il gap presente nelle situazioni di minore performance di alcuni nostri comparti del terziario di mercato in termini di produttività rispetto ai principali competitor europei è in gran parte dovuto alla Total Factor Productivity (TFP). Questa considera tutto quanto determina l'aumento della produttività al netto dei fattori di capitale e lavoro ed è determinata principalmente da Ricerca e Sviluppo, adozione di nuove tecnologie, innovazione nel processo produttivo e nei modelli organizzativi, riallocazione di risorse, sviluppo di economie di scala e di scopo.

Mario Mantovani, Presidente Manageritalia


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