02/03/2022

editoriale

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La locomotiva si inchioda e i vagoni deragliano 

Lo ammette obtorto collo la Bundesbank che l'economia tedesca nel primo trimestre 2022 sarà in recessione. Colpa del Covid, sicuramente, ma soprattutto del caro energia, del rialzo delle materie prime e da un'economia che sta frenando in tutto il continente. Senza contare che la vocazione all'export tedesca si sta scontrando con la frenata della Cina e di molti loro mercati di sbocco. E la situazione opaca in Ucraina non aiuta. Se la locomotiva d'Europa frena (prezzi alla produzione +25% su base annua), dobbiamo preoccuparci, visto che sono il Paese con cui abbiamo maggiori rapporti commerciali. Fino ad ora il nostro export ha tenuto, ma se da un lato scontiamo gli stessi problemi in termini di energia e materie prime, dall'altro molte commesse di subfornitura verso quel Paese verranno meno, visto che sconteremo una riduzione delle commesse.

Ci salviamo con l'agroalimentare, che per fortuna regge ancora, anche se il "caro bolletta" sta facendo frenare anche questa filiera, con molte imprese che o ritoccano i listini o chiudono.

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Per assurdo, stiamo vivendo una situazione di inflazione generata dell'offerta, che non vede altra soluzione di un aumento dei salari, visto che il potere di acquisto dei consumatori si è drasticamente ridotto negli anni. Ma per far questo occorre un intervento dello Stato, che sembra più impegnato a rincorrere i moduli del PNRR che alla sopravvivenza di imprese e famiglie. Gli stanziamenti previsti per combattere l'aumento dell'energia - cui dobbiamo ringraziare Bruxelles - sono decisamente troppo pochi. Molte stime concordano su una spesa aggiuntiva di circa 40 miliardi di euro. Il governo prevede di stanziarne una decina, e il rimanente? La Francia ha deciso che il costo delle bollette non deve superare il 4%, (lo stato ha il controllo della compagnia elettrica EDF, recentemente finanziata con due miliardi nell'indifferenza di Bruxelles), la Germania spreme all'inverosimile le proprie miniere di carbone (con buona pace dei Verdi). E noi non riusciamo a incrementare l'estrazione di gas naturale dai nostri impianti. La differenza è tra chi mette soldi veri in politiche energetiche di emergenza e chi si limita a spostamenti di bilancio.

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Un governo tecnico di unità nazionale non può prendere decisioni che finirebbero per penalizzarne i partiti che lo compongono. Intanto stiamo traccheggiando: vedremo i prossimi dati della produzione industriale che non potranno essere che negativi. E si ricomincia a parlare di MES.



Claudio Gandolfo


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