Continuano le performance di crescita delle PMI innovative italiane
Secondo l'Osservatorio di Grant Thornton e Università di Pisa nel periodo 2019-2021 le iscrizioni al Registro del MISE sono aumentate del 67%. Crescita media del fatturato +27% nel 2020
La capacità di innovare è ciò che caratterizza gran parte delle nostre piccole e medie imprese. Un fattore che troviamo, per esempio, nel numero di brevetti e che ci viene riconosciuto anche a livello internazionale. E infatti prosegue nel triennio 2019-2021 la crescita delle PMI innovative italiane che, nonostante gli impatti della pandemia sul tessuto economico e imprenditoriale, registrano un incremento del +67% su base triennale (1.226 PMI innovative al 30 settembre 2019 vs 2.058 al 30 settembre 2021).
Nell'ultimo anno si evidenzia però un leggero calo delle nuove imprese iscritte al Registro del Mise, con 525 nuove imprese tra ottobre 2020 e settembre 2021, contro le 567 nello stesso periodo dell'anno precedente. Anche quest'anno, quindi, appare evidente come il numero di nuove iscritte della categoria sia contenuto rispetto al bacino potenziale e le misure del legislatore, in particolare gli interventi di sostegno introdotti nel Decreto Rilancio in risposta all'emergenza pandemica, risultino ancora non sufficientemente comprese e sfruttate per sostenere la crescita del comparto.
Questo il quadro delineato dal Report 2021 dell'Osservatorio Open Innovative PMI, realizzato da Grant Thornton - network internazionale nella consulenza in area audit, tax e advisory - in collaborazione con l'Università di Pisa, che è stato presentato in occasione della cerimonia di premiazione di "Open Innovative PMI", primo riconoscimento nazionale targato Grant Thornton dedicato esclusivamente alle PMI innovative italiane. Le imprese vincitrici sono state: Extra Red Srl, Jonix SpA e Laboratori Archa Srl.
Crescono le dimensioni medie
Secondo Alessandro Dragonetti, Head of Tax di Grant Thornton, "la tenuta delle performance di crescita delle PMI innovative italiane evidenziata negli ultimi tre anni, conferma la vivacità e la solidità di un comparto dinamico, caratterizzato da un'elevata capacità di resilienza e adattamento messa in risalto dal contesto di emergenza pandemica. Tuttavia, l'Osservatorio rivela ancora una volta un numero di nuove iscritte della categoria piuttosto contenuto rispetto al bacino potenziale, segnalando nell'ultimo anno una (seppur lieve) diminuzione di nuove iscrizioni al registro delle PMI innovative.
La causa della limitata crescita delle imprese iscritte nel comparto è ascrivibile sia ad una cornice legislativa non sufficientemente incentivante per il settore, su cui è necessario intervenire con misure con un orizzonte di lungo termine, nonché alla insufficiente conoscenza, da parte degli stakeholders e dei consulenti, della disciplina speciale prevista a favore delle stesse".
Andando nel dettaglio, i risultati registrati dall'Osservatorio di Grant Thornton e Università di Pisa mostrano una crescita della dimensione media delle PMI innovative e come la maggior parte di queste, circa due terzi, siano di dimensioni ascrivibili alla categoria delle micro-imprese, con un fatturato al di sotto della soglia dei due milioni di euro. Circa un quarto delle nuove PMI innovative osservate è rappresentato da piccole imprese (fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro), mentre restano al di sotto del 10% le aziende qualificabili come medie imprese (fatturato superiore a 10 milioni e inferiore a 50), ma comunque in crescita rispetto al periodo di osservazione precedente.
L'anzianità media, tra le nuove iscritte, è di poco inferiore ai 9 anni, evidenziando un leggero calo rispetto ai precedenti report.
Il dato si mostra pienamente coerente con i requisiti di ammissibilità per l'accesso agli incentivi fiscali per gli investimenti in Startup e PMI innovative disposti dal legislatore con il Decreto 7 maggio 2019. Tale provvedimento prevede, infatti, che risultano ammissibili quelle PMI innovative che operano sul mercato da meno di 7 anni oppure che, superato tale limite temporale, dimostrino di trovarsi ancora in fase di espansione o nelle fasi iniziali di crescita.
A livello territoriale, su base regionale, la Lombardia, con 161 unità (oltre il 30% del totale), presenta il maggiore numero di società iscritte nel Registro nell'ultimo anno. Seguono il Lazio con 88 imprese, l'Emilia-Romagna con 41, il Veneto con 39, la Toscana con 33, il Piemonte con 30 e la Campania con 28, mentre tutte le altre regioni si attestano su valori decisamente più bassi.
A livello provinciale, invece, il maggior numero di "nuove PMI Innovative" è a Milano, con 112 società iscritte nell'ultimo anno (-8% rispetto alla scorsa rilevazione), seguita da Roma con 82 società iscritte (+41%) e a seguire Torino con 27 (+59%).
Per quanto riguarda le caratteristiche demografiche delle PMI innovative, il Registro del MISE mette in evidenza un basso tasso di prevalenza femminile nella compagine proprietaria (7,05%), in diminuzione rispetto al precedente periodo di osservazione, e di quella giovanile (7,05%) che contrariamente mostra una crescita del +0,5% rispetto al 2020. La proprietà straniera appare quasi del tutto assente con una quota inferiore al 2%.
Particolarmente interessante, con uno sguardo rivolto sempre agli elementi demografici, è la percentuale crescente di nuove PMI innovative che possiedono brevetti o software in portafoglio, pari a circa il 65% delle imprese analizzate. Si mostra in controtendenza rispetto a tale andamento, il rallentamento del livello di frequenza con cui le imprese investono in attività di ricerca e sviluppo.
Osservando le performance delle "nuove iscritte" nei settori di attività, i gruppi più numerosi sono quelli attivi nei servizi, il settore maggiormente rappresentato con PMI operanti soprattutto nella produzione di software, consulenza informatica, attività di R&S in campo scientifico, consulenza, commercio, elettronica e fabbricazione di prodotti chimici.
Tali segmenti, più "vivaci" che nel 2021, rappresentano complessivamente circa il 75% delle PMI innovative, rientrano tra quelli che erano stati identificati come capaci di rispondere al meglio alla crisi innescata dall'emergenza sanitaria da COVID-19, anche sulla base delle ipotesi formulate dal Cerved Industry Forecast del maggio 2020.
Le PMI alla prova della pandemia
La seconda parte del Report, dedicata all'analisi dei dati economico-finanziari delle PMI, evidenzia una elevata variabilità nei livelli di fatturato correlata alla dimensione delle imprese. Dall'analisi infatti emerge che, operando un confronto tra i dati dell'esercizio 2019 e quelli del 2020, le imprese di dimensioni minori hanno subito perdite di fatturato più consistenti rispetto a quelle di dimensioni maggiori. In particolare, le PMI con volumi di fatturato fino a un milione di euro hanno registrato un decremento medio di circa il 36%, mentre quelle con volumi di fatturato superiori ai 5 milioni di euro hanno riscontrato una variazione media positiva pari a circa il 21,71%.
Utilizzando come parametro solo le PMI innovative che hanno avuto un incremento di fatturato, prescindendo dalla loro dimensione, l'incremento medio è stato pari al +27%.
Coerentemente a quanto osservato in riferimento ai volumi di fatturato, anche sotto il profilo reddituale si osservano tendenze diverse a seconda delle dimensioni aziendali. Mentre le micro e piccole imprese subiscono un peggioramento significativo dell'EBIT medio, che assume per il 2020 valori negativi, le imprese di media dimensione confermano le tendenze osservate nel 2019. Le aziende con un volume di fatturato superiore ai 50 milioni di euro, infine, ottengono un miglioramento della performance reddituale.
Considerando il profilo patrimoniale si evidenzia una crescita, con un valore medio del patrimonio netto pari a circa 2 milioni di euro, in linea con le misure legislative volte a incentivare la capitalizzazione delle PMI innovative.
L'ultima parte del Report presenta un'analisi del tutto innovativa che vuole misurare l'impatto che l'emergenza economica dettata dall'epidemia da COVID-19 ha causato sulle PMI iscritte nel Registro al 30 settembre 2021. La metodologia utilizzata è basata sul calcolo di quattro dei cinque indici di allerta proposti nel documento predisposto dal CNDCEC in applicazione del nuovo codice della crisi d'impresa (indice di sostenibilità degli oneri finanziari, in termini di rapporto tra oneri finanziari e fatturato; indice di adeguatezza patrimoniale, intesa come rapporto tra patrimonio netto e debiti totali; indice di ritorno liquido dell'attivo, in termini di rapporto da cash flow e attivo; indice di liquidità, in termini di rapporto tra attività a breve termine e passivo a breve termine).
Dall'analisi condotta sulle PMI innovative, emerge una assoluta maggioranza di aziende in buono stato: un segnale positivo in una fase di ripresa post Covid e che lascia ben sperare considerando gli effetti devastanti della pandemia sul tessuto imprenditoriale italiano.