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16/12/2020

economia

Il 2021 sarà davvero l'anno del ritorno alla normalità? O sarà una nuova normalità dal punto di vista degli investimenti?

Hans-Jörg Naumer (Allianz GI): il COVID-19 ha dato il via alla seconda ondata della financial repression. Gli investitori ne sentiranno gli effetti ancora a lungo

Mentre il mondo è in balia della seconda ondata epidemica - negli USA, in base ai dati su nuovi casi e decessi, si potrebbe addirittura parlare già di terza ondata - sorge spontanea una domanda: il 2021 sarà l'anno del ritorno alla normalità?
Sul fronte della lotta al coronavirus crescono le speranze, in particolare alla luce della scoperta di vaccini che potrebbero essere distribuiti il prossimo anno. A livello economico invece regna un maggior scetticismo, quantomeno se per normalità si intende il livello di crescita pre COVID-19.
Già prima dello scoppio della pandemia la dinamica congiunturale appariva fragile, e in futuro è più probabile che assuma una traiettoria a forma di "radice quadrata invertita" (ripresa sì, ma nessun ritorno rapido e sostenibile ai livelli pre pandemia) e non tanto a "V" (ripresa repentina). Nei prossimi mesi, di conseguenza, dovremmo assistere ad un appiattimento della crescita.
Le incertezze legate al coronavirus permangono, malgrado le contromisure varate dalle autorità monetarie e fiscali.
E il contesto geopolitico? Dal Presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden ci aspettiamo un atteggiamento più conciliante nei rapporti con l'estero, ma una risoluzione definitiva del conflitto commerciale appare improbabile.

Anzi.
L'accordo di partenariato economico RCEP ("Regional Comprehensive Economic Partnership"), firmato di recente dai Paesi dell'area Asia-Pacifico, è uno dei potenti motori della transizione a un ordine mondiale multipolare. Un fenomeno con cui anche gli USA dovranno fare i conti.
Inoltre, potrebbero essere avviati piani di investimento consistenti, ma non è ancora chiaro in che condizioni si troverà a operare Biden viste le probabilità di una maggioranza repubblicana al Senato. I mercati dovranno anche prepararsi a un aumento delle tasse sulle società, uno dei punti del programma del nuovo Presidente. Si tratta di una prospettiva tutt'altro che incoraggiante per l'azionario USA, che presenta in ogni caso valutazioni elevate.
Quanto alla politica monetaria, su entrambe le sponde dell'Atlantico un'inversione di rotta rispetto alla "nuova normalità" appare improbabile: in altre parole, nel dubbio si procederà con nuove iniezioni di liquidità.
Il COVID-19 ha dato il via alla seconda ondata della financial repression. Gli investitori ne sentiranno gli effetti ancora a lungo.


Sui mercati, asset rischiosi come le azioni dovrebbero essere ancora favoriti, nonostante la generale volatilità attesa.

Hans-Jörg Naumer, Director, Global Capital Markets & Thematic Research Allianz Global Investors


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