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29/07/2020

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Andrea Pezzi (Myntelligence): il marketing e le aziende devono essere future proof

Il proliferare delle piattaforme deve essere supportato da sistemi che semplifichino la gestione delle campagne

Il settore del marketing è in continuo cambiamento. In questa fase, Myntelligence, azienda che opera nella tecnologia di full-funnel automation col fine di orchestrare le campagne di marketing digitale, ha annunciato l'acquisizione di Trust & Value. Quale migliore occasione per intervistare Andrea Pezzi, Executive Chairman di Myntelligence, per capire cosa sta accadendo al mercato, ma soprattutto, parlare di imprenditorialità. (ndr - guarda l'intervista video all'AD Carlo De Matteo). 

Innovazione e trasfomazione: quanto contano nel marketing oggi?

Molto. Con Massimo Fontana, il fondatore di Trust & Value, sono due anni che stavamo parlando. Lui era un imprenditore prima, poi è finito in un centro media e questo centro media a un certo punto se l'era lasciato scappare ed ritornato a fare l'imprenditore. In questo percorso ha fatto cose abbastanza simili a quelli che facciamo noi, ma l'ha fatto senza tecnologia ma con la forza della sua competenza ed esperienza.

Al centro c'è il processo di internalizzazione dei budget digitali ed è talmente bravo e preparato che lo stimiamo da tempo, sia io che il mio socio Carlo De Matteo e ci siamo sempre detti che prima o poi ci riusciremo a farlo diventare parte di una cosa un po' più grande. All'inizio abbiamo iniziato a parlarne a delle cene, poi con dei pranzi e ci siamo avvicinati. In fondo, l'intelligenza artificiale, la storia cammina sulle gambe degli uomini, quindi la cosa fondamentale è sempre la competenza, la capacità di acquisire talenti. Massimo è una persona veramente speciale, non solo in Italia ma anche in Europa è tra le persone più preparate in assoluto e quindi acquisire lui per noi ha significato non solo acquisire processi e clienti, ma soprattutto acquisire una professionalità che è la sua e di tutto il suo team.
Crediamo molto nella nostra nella nostra visione e per fortuna la storia ci sta dando ragione. Cioè noi crediamo che nel giro di qualche anno, ma già oggi sta succedendo, tutto il mondo del marketing digitale verrà automatizzato e diventerà più trasparente.



E di cosa ci sarà bisogno?

Di quelle che io definisco tecnologie orizzontali, cioè di tecnologie in grado di integrare i grandi colossi, da Google a Facebook a Salesforce e tutte le varie tecnologie da miliardi di investimento, perché per costruire quelle tecnologie bisogna spendere tantissimi soldi. Con queste tecnologie è impossibile per noi competere, possiamo competere aggregandole e dando un sistema intelligente di orchestrazione a questi strumenti tecnologici, per rendere molto più facile il percorso di indipendenza che le aziende stanno compiendo col digitale.

Voi volete occupare una parte importante in questo segmento, come pensate di poter raggiungere il mercato?

Noi abbiamo una definizione che non è solo uno slogan, perché chiamiamo la nostra tecnologia "future proof", cioè a prova di futuro. La nostra tecnologia si chiama Adding e ha la caratteristica di integrare tutte le nuove tecnologie di tutte le piattaforme presenti sul mercato.


Non competiamo nell'arena delle piattaforme migliori, noi semplicemente integriamo i migliori e abbiamo costruito un sistema aperto e agnostico in cui qualunque "cosa" nuova arriva sul mercato viene istantaneamente messa a disposizione all'interno di un sistema però unico, che orchestra appunto tutte le piattaforme sottostanti. Per capire, ne abbiamo già una quarantina integrate e sempre di più nei integreremo. Il nostro modo di competere è semplificare il processo di integrazione, quello che poi alla fine è il grande ostacolo alla tecnologia. Noi siamo una camera di compensazione tra il mercato e le novità che propone e il bisogno del cliente di non perdere quella che si chiama "single customer view", cioè la visione centrale del proprio consumatore. Per compiere questo lavoro dobbiamo portare competenza e novità ogni giorno ai nostri clienti. Se pensiamo alla storia manageriale di Andrea Pezzi, 10 anni fa ti saresti mai immaginato di arrivare a questo punto?

Io ho vissuto una prima parte mia vita lavorando in televisione e ho avuto anche un buon successo.


Però la cosa che mi mancava in quella fase era la bellezza del lavorare in squadra, nel senso che la televisione e la celebrità, ti insegna ad essere al centro dell'attenzione e capisci di essere "l'asset" su cui investi tutti i giorni e su cui anche altri investono tutti i giorni. L'idea di mettermi a fare l'imprenditore nasceva dalla voglia di scoprire le dinamiche di un lavoro che non è fatto su una sola persona ma da una squadra, un lavoro di competenze diverse che si devono integrare tra di loro. E' un percorso di grande umiltà, perché nessuno può da solo fare, per esempio, quello che stiamo facendo noi. La forza dell'imprenditore, secondo me, sta in due caratteristiche fondamentali che io credo di avere sempre dimostrato in questa avventura. Da un lato il coraggio, cioè quella specie di strana follia di cercare strade che gli altri non hanno avuto il coraggio di intraprendere. E insieme l'umiltà di capire che ci sono persone più brave di te. Tu sei un imprenditore se riesci a conquistarle e l'esempio di Massimo Fontana è eloquente.

E cosa succederà nel futuro?

Ho scoperto la bellezza di lavorare con gli altri e di scoprire che nell'altro c'è la possibilità di fare sempre meglio e sempre di più migliorando il proprio percorso.


Io sono stato battitore libero per una decina di dieci anni, un solitario che è diventato un uomo di squadra al punto tale che immagino presto di uscire anche dal campo perché viene la voglia di fare l'allenatore, se posso permettermi un paragone con le squadre di calcio. A un certo punto fare impresa diventa per forza anche un atto sociale, entri in una dimensione diversa - non dico da "civil servant" perché non è quello che voglio fare -, ma esplode la dimensione imprenditoriale, trasformandosi in un attività a favore della collettività. Credo che se mi chiedi dove sarò tra dieci anni, mi vedo in ambito culturale.

Che poi è il percorso che ti ha sempre un po' contraddistinto.

Tutto quello che ho fatto l'ho fatto spinto dalla curiosità intellettuale, derivata dallo studio che stavo facendo quindi non ho mai cercato di fare l'imprenditore per fare i soldi, per dire, ma non è che mi facciano schifo, al contrario. Credo che siano un carburante fondamentale dell'intelligenza, perché i soldi portano qualità della vita, la qualità della vita ti consente di pensare a cose meno "indispensabili" quindi più "estetiche" e questo aiuta.


Ho sempre fatto tutto con la voglia di capire e di mettere in discussione i miei limiti, di scoprire che appunto l'uomo è una monade però non è un'isola, quindi dentro l'uomo ci può essere anche tutto l'universo. Però l'altro è fondamentale, inteso come opportunità, come anti-critica è fondamentale. Io sono piuttosto rissoso, ma cerco di educarmi moltissimo e mi chiedo sempre quando qualcuno fa qualcosa contro di me dove ho sbagliato e questo è un esercizio che ha poco a che vedere con la realtà, però mi aiuta molto nel senso che mi consente di crescere sempre.

Il marketing è, per definizione, un gioco ci squadra, ma al tempo stesso un ambiente molto vivace...

Le aziende sono sono come gli animali, se ci pensiamo, cioè vivono di due caratteristiche fondamentali. La prima è la conservazione, e quindi il rischio d'impresa, la gestione finanziaria e tutte quelle logiche legate appunto alla parte rischiosa dell'impresa. L'altra è la crescita, perché ognuno fa esattamente questo: si difende e cresce, ogni giorno deve sfamarsi e integrarsi nella propria comunità.


Il marketing fa parte della crescita, io non sono mai stato particolarmente attento alla parte difensiva perché la considero ancillare alla seconda, cioè per poter crescere devo anche saperti difendere, però credo anche che ho avuto una grande fortuna. Infatti, uno dei nostri managing partner e quindi anche un socio è Massimiliano Frank che proveniva da Morgan Stanley ed ha maturato una grandissima esperienza e che ha strutturato l'azienda così come io non avrei mai potuto fare, o perlomeno ho imparato a farlo.


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