La BCE rende inutile il MEF ma qualcuno lo vuole a tutti i costi
Con l'ampliamento del piano PEPP, Lagarde ha già stanziato 1350 miliardi per acquistare debito pubblico, di cui circa 200 sono per l'Italia. Perché non prenderli come fanno tutti e insistere sui fondi con condizioni?
Perdere tempo quando la situazione precipita non è sicuramente indice di far bene le cose.
Anzi.
L'Italia è stato il primo Paese dopo la Cina colpito dalla pandemia di COVID-19.
Era il 21 di febbraio.
E man mano che il contagio dilagava in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria, risultava chiaro che con una chiusura pressoché totale di ogni attività, l'economia sarebbe andata a picco, e che ci sarebbero voluti aiuti dello stato per centinaia di miliardi di euro per sopravvivere.

Il governo ha prima ipotizzato che sarebbero bastati 3,7 miliardi, per poi arrivare un mese dopo a 25.
Un'inezia, frutto di chi non aveva capito la situazione.
Si discute ancora adesso del decreto aprile, che poi è diventato maggio (siamo a giugno) e quindi lo si chiama Rilancio per ulteriori 55 miliardi.
Troppo poco e (forse) troppo tardi.
Il governo ha trascorso i mesi cruciali della pandemia a fantasticare di aiuti europei, che forse arriveranno con i loro tempi e le relative condizioni, anziché operare come hanno fatto tutti gli altri Paesi: monetizzando il debito.
Già il 18 marzo la BCE aveva deliberato un programma di acquisto straordinario di titoli pubblici e privati (il Pandemic Emergency Purchase Program, PEPP) per un importo di 750 miliardi, da aggiungersi a 20 mensili del QE.