Lavoro: le donne chiedono più flessibilità oraria
Sartori (Wyser): il 43,2% nutre la speranza che questo periodo di smartworking sia servito per sensibilizzare il mondo del lavoro. Ancora poche donne nelle posizioni decisionali e troppi stereotipi e pregiudizi
Lavorare da casa non basta.
In Italia quasi una professionista su due (47,8%) adottava lo smartworking prima del lockdown, dato che aumentava (61,9%) tra le intervistate con figli.
Ma non è questa la misura che sostiene davvero la carriera professionale di una donna e che soprattutto le evita di dover scegliere tra lavoro e figli. A dirlo sono state le partecipanti alla ricerca di Wyser, società internazionale di Gi Group, che si occupa di ricerca e selezione di profili manageriali, condotta in occasione dell'anniversario del "Soffitto di Cristallo".

Secondo l'84,1% delle professioniste è infatti la flessibilità oraria la chiave e queste settimane di lockdown lo hanno dimostrato.
Lavorando da casa, oltre una professionista su due (59,1%) ha avuto la sensazione di aver avuto carichi di più pesanti rispetto alle giornate in ufficio.
Il dato cresce di 7 punti, arrivando ai due terzi del campione, se si considerano le lavoratrici con figli.
"Il lavoro da casa, da remoto, e lo smartworking sono due cose distinte", afferma Marinella Sartori, Direttore Commerciale di Wyser Italia.
"Il telelavoro implica semplicemente il mancato spostamento dalla propria abitazione al posto di lavoro, di fatto, gestendo le attività dal proprio studio tra le mura domestiche, per chi può contare su una stanza dedicata.
Si rispettano i ritmi e gli orari delle giornate in ufficio e in sostanza la differenza è data dalla location.

Lo smartworking invece è qualcosa di molto diverso, che implica una certa elasticità e un drastico cambiamento a livello di filosofia stessa del lavoro: le giornate non so più scandite dagli orari, ma dagli obiettivi.
Pertanto, vengono date flessibilità , autonomia e responsabilità ai professionisti, che gestiscono il loro tempo in autonomia e hanno come unico vincolo il rispetto delle scadenze e delle consegne, oltre alle inevitabili teleconferenze di allineamento.
Si tratta di una pratica che richiede una vera e propria rivoluzione nella cultura del lavoro e delle organizzazioni in Italia, dove una logica del controllo è ancora diffusa.