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06/05/2020

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Liscia (Netcomm): l'omnicanalità e la digitalizzazione necessarie per il new normal

Il Covid-19 ha insegnato molto al retail e al Netcomm Forum si porrà l'accento sui cambiamenti e un ritorno alla normalità

L'emergenza sanitaria ha segnato la fine di un'epoca, quella del consumerismo spinto. Sono parole di Roberto Liscia, presidente di Netcomm e Presidente Federazione del Digitale, che abbiamo incontrato, virtualmente, in vista della presentazione del prossimo Netcomm Forum, evento che da fisico si sta trasformando in digitale..

Cosa sta accadendo nel consorzio Netcomm in questo periodo?

Quello che stiamo facendo è molto semplice: abbiamo ingegnerizzato tutti i processi di Netcomm e abbiamo portato su piattaforme digitali tutte le nostre attività. Per capirci, abbiamo portato in digitale tutta la nostra gestione interna. Oggi tutti i processi interni sono gestiti in smartworking, ma anche tutta l'attività di formazione viene gestita con piattaforme digitali, i webinar e ne facciamo molti. Abbiamo digitalizzato tutti i tavoli di lavoro.

Immaginiamo una vita piuttosto intensa in questo periodo.

Assolutamente. Sono appena uscito da un tavolo di lavoro, anzi ne avevo due contemporanei, uno sul marketing digitale e un altro a livello europeo dove stavamo discutendo su tutta la parte delle regolamentazioni con i 23 Paesi che fanno parte di Netcomm.



E per il Netcomm Forum 2020?

Lo abbiamo portato online, così come tutta la parte degli eventi, sia quelli interni che facciamo direttamente e che stiamo portando su piattaforme digitali, compresa la gestione degli sponsor. E quindi anche il grande evento che facciamo annualmente, il Netcomm Forum che avremo il 6 e il 7 maggio. Sarà praticamente la prima realizzazione italiana di una grande fiera tradizionale in formato web.


Cosa offrirete?

Sarà un evento interessante perché non sarà soltanto una semplice piattaforma di gestione dei webinar come facciamo ormai da due mesi, ma sarà veramente la transcodifica dei comportamenti e dei rapporti sia di business matching comuni tra gli sponsor e i possibili clienti, sia di plenaria. In quest'ultima avremo le sessioni di apertura su quello che è la visione e ciò che sta avvenendo, soprattutto con il cambiamento dovuto al coronavirus, e poi tutte le attività di innovation round table che abbiamo rinominato digital innovation round table.

Di queste ne avremo 8, su tutti i temi della supply chain, come cambia la logistica, come cambia la supply chain, come cambia il marketing, come cambia il comportamento del cliente e ovviamente come cambia la scelta di acquisto su vari canali.

Fino a gennaio sembrava il trionfo dell'ominicanalità: sarà ancora così?

Difficile dirlo. Abbiamo visto che sia nel canale fisico che nel canale digitale si va verso un'unica dimensione e visione che definiamo omnicanale. Durante il Netcomm Forum 2020 daremo una visione di quelli che sono le prospettive del comportamento sia delle aziende che dei consumatori dopo questo tremenda esperienza che non è ancora finita, con tutti gli effetti drammatici. Partendo appunto questo lockdown, abbiamo visto che il canale digitale ha avuto una grande esplosione.

Cosa avete osservato?

Abbiamo fatto un'indagine su tutti i merchant associati e fra l'altro i cambiamenti sono stati piuttosto rapidi. Non c'è un unico cambiamento, sono avvenuti diversi cambiamenti in questi due mesi perché nelle prime settimane c'è stata la paura, nelle seconde settimane c'è stata la presa di coscienza e nelle ultime settimane c'è in qualche misura la presa di coscienza che questo è il new normal.

E' come se avessimo vissuto tre fasi: la fase della paura che ha fatto regredire i consumi e su quelli che sono nella piramide di Maslow, diciamo i consumi essenziali, quindi alimentare, i farmaci e prodotti necessari per la casa. La seconda fase, che è stata quella dell'acquisto consapevole. Gli utenti hanno comprato alcuni beni che sono necessari per la sopravvivenza a medio lungo termine. Poi c'è la terza fase, quella che io chiamo del new normal, dove è ricominciato l'acquisto dei prodotti non necessari, dei prodotti di abbigliamento, di moda, di accessori e quindi stiamo entrando, dopo questi due mesi, in un periodo che io definirei new normal, che ha visto alcuni cambiamenti forti da parte delle imprese e dei consumatori.

Il coronavirus ha cambiato le abitudini di acquisto, ma anche di produzione.

I cambiamenti sono stati diversi, da parte delle imprese, sia quelle più riluttanti al digitale sia quelle in qualche misura già digiltalizzate. Hanno lavorato su una trasformazione verso un approccio omnicanale.


Quelle che erano più avanti avevano lo shop online, magari soltanto come vetrina, ma l'hanno trasformato da shop online come canale fondamentale di vendita visto che il lockdown aveva portato alla chiusura dei canali fisici. L'altra cosa che è avvenuta è la trasformazione dei negozi e delle piccole attività commerciali, persino i ristoranti hanno capito come era importante diventare loro stessi venditori di prodotti finiti o semi-finiti, con la consegna a casa. La home delivery in tutta la sua accezione più ampia ha avuto una fortissima accelerazione. E' stato un cambio epocale dell'efficienza e dell'efficacia dei processi di logistica, che naturalmente rappresentano il grimaldello di questa nuova economia.

Consegna che è croce e delizia.

Certo, perché è la consegna a casa porta con se tutti i problemi relativi e che il distanziamento ha fatto esplodere. Per esempio, il click and collect che ha avuto una moltiplicazione di tre volte rispetto al passato, cioé la raccolta di un prodotto e la consegna che si va a ritirare senza avere il contatto fisico, in un'epoca di contagio dove la presa di coscienza che il contatto diretto può avere una conseguenza anche sulla salute, ha portato a un cambiamento molto importante in tutti i processi di acquisto e i comportamenti relativi al rapporto con la logistica.


Poi c'è l'aspetto dell'ultimo miglio e della consegna, con esplosione di domanda ma scarsa disponibilità di vettori, nonché magazzini.

Ma questo periodo di lockdown cosa ha insegnato a Roberto come manager?

Per anzianità di servizio ed essendo un prodotto del dopoguerra, non dico che sono sufficientemente preparato per gestire l'incertezza, ma sicuramente l'incertezza faceva parte del mio bagaglio "culturale". Questo lockdown che naturalmente impensierisce e impaurisce va gestito con coscienza e soprattutto con molta calma e con molta attenzione. Quello che mi sono portato a casa e che ci sono alcuni valori fondamentali nei comportamenti, sia individuali sia con la comunità che stanno diventando nuovamente importanti. Il recupero dei valori fondamentali e l'uscita se vogliamo da un'epoca di fortissimo consumerismo per entrare in un'altra che faccia riscoprire la propria coscienza e i valori come l'ambiente o la collettività che già facevano parte del bagaglio post bellico. Una sorta di riequilibrio forzato, ma decisamente necessario.


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