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15/04/2020

economia

Il coronavirus chiude il ciclo economico

Lawson (Aberdeen Standard): è ora necessario che i governi potenzino ulteriormente le misure di contenimento e rafforzino ancora più nettamente i trasferimenti diretti alle società e alle persone fisiche

Dopo undici anni, l'espansione economica successiva alla crisi finanziaria globale sta volgendo al termine. La diffusione del coronavirus su scala mondiale, l'attuazione di misure di contenimento estreme, l'interruzione delle catene di fornitura e l'impennata dello stress finanziario si sono sommati creando un enorme shock per l'economia mondiale, sia dal lato della domanda sia da quello dell'offerta.
Occorre tuttavia chiedersi quanto profonda e duratura potrebbe essere questa crisi e quanto grave sarà il danno risultante a lungo termine. All'inizio di marzo avevamo ufficialmente ridimensionato le nostre stime annuali per la crescita globale portandole all'1,7%; con questa percentuale, il 2020 sarebbe risultato il terzo anno peggiore dal 1980.
Tuttavia, in funzione delle nuove stime basate sul monitoraggio delle informazioni, che ci consente di aggiornare più rapidamente le nostre previsioni per tenere conto di tutti i dati disponibili, comprese le notizie sul virus, sembra ora possibile una contrazione complessiva pari almeno al 4% (cfr. grafici).
Questa contrazione sarà inevitabilmente accompagnata da un incremento significativo dei fallimenti societari e del tasso di disoccupazione.

Aggiorneremo le nostre stime ufficiali all'inizio di aprile, quando avremo ottenuto ancora più informazioni e gli sviluppi futuri saranno più chiari.
In termini di singoli paesi e regioni, i danni per la crescita nel corso dell'anno varieranno a seconda dell'incidenza delle infezioni, dell'entità e del successo delle misure di contenimento, nonché della velocità, delle dimensioni, della progettazione e della portata delle risposte fornite dalla politica fiscale e monetaria. L'Europa e gli Stati Uniti pagheranno lo scotto maggiore, ma poche economie riusciranno a evitare quella che si può ragionevolmente definire una recessione.
In Cina, i nuovi dati confermano che il primo trimestre sarà il periodo più negativo per la crescita, ma l'entità della flessione rimarrà storicamente ampia e la ripresa nel secondo trimestre sarà attutita dagli shock in atto nel resto del mondo.
Nelle economie avanzate ci aspettiamo che il secondo trimestre sia il peggiore a livello di crescita: la maggior parte di esse registrerà una contrazione di portata simile solo a tempi di guerra.
Né la politica monetaria né quella fiscale saranno in grado di compensare appieno le interruzioni a breve termine determinate dalle misure di lockdown e dalle risposte comportamentali alla crisi.

Questo perché i forti disagi dell'economia rappresentano una conseguenza diretta e intenzionale delle misure di distanziamento sociale che sono state e continuano a essere messe in atto.
Tuttavia nell'ipotesi (ancora incerta) che le interruzioni non si protrarranno oltre l'estate, i provvedimenti di stimolo monetario e fiscale potrebbero aiutare le banche, le imprese e le famiglie a superare i divari di reddito e di finanziamento che altrimenti trasformerebbero la crisi di liquidità in una crisi di solvibilità ben più grave. Potranno altresì aiutare l'economia a riprendere la sua forma iniziale una volta esaurito l'impatto del virus.
Anche se una crisi profonda dell'economia globale è oggi quasi certa, la durata di questa crisi e il danno sul lungo periodo non sono altrettanto chiari. Tornando indietro nel tempo fino al 1945, la recessione media negli Stati Uniti - che è una buona proxy del ciclo globale - ha avuto durata pari a 11 mesi, con un incremento medio del tasso di disoccupazione di oltre 2 punti percentuali.
È ora necessario che i governi potenzino ulteriormente le misure di contenimento e rafforzino ancora più nettamente i trasferimenti diretti alle società e alle persone fisiche, andando ben oltre quanto fatto durante la crisi finanziaria.


Inoltre, tutte le emissioni supplementari dovranno essere efficacemente assorbite dalle principali banche centrali, in modo che i tassi di interesse a lungo termine calino per attutire lo shock, piuttosto che aumentare, come avvenuto nelle scorse settimane, quando la Fed ha lanciato il cosiddetto QE infinito.
Se tutto questo si tradurrà in realtà, potremo ancora sperare che la crescita globale segua una traiettoria a U, con una ripresa molto solida una volta accantonate le misure di contenimento.
Questo, unitamente al fatto che molte cattive notizie sono oggi scontate nelle valutazioni, fa ben sperare gli investitori, in particolare quelli il cui orizzonte di investimento si estende oltre il breve periodo.
Se, per contro, la strategia di contenimento del virus sarà attuata nel modo sbagliato e sarà accompagnata dagli stessi errori politici più volte commessi nell'ultimo decennio, la crisi sarà più prolungata e la ripresa più debole. Non c'è tempo da perdere.

Jeremy Lawson, Chief Economist, Aberdeen Standard Investments


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