Servono 200 miliardi per salvare le imprese
Trapletti (CONFIDA): è però necessario che questi soldi arrivino direttamente ai soggetti economici e privati come hanno fatto negli Stati Uniti, e in particolare stop alle tasse di giugno
La crisi innescata dall'epidemia di Coronavirus sta facendo gravi danni al settore della distribuzione automatica.
Sebbene il comparto, che in Italia da lavoro a oltre 33mila persone, sia ancora attivo in quanto il DPCM dell'11 marzo lo inserisce tra le attività commerciali essenziali (porta ristoro in ospedali, caserme, aziende rimaste aperte e prigioni), il giro d'affari del vending si è ridotto dell'80% rispetto al mese scorso.
La preoccupazione del settore, espressa dall'associazione di categoria CONFIDA, riguarda la liquidità delle imprese necessaria a non farle fallire in una situazione di brusca frenata dell'attività.

"Il Decreto Cura Italia ha introdotto le prime misure a sostegno della liquidità ma sono ancora del tutto insufficienti rispetto alla drammatica situazione che stiamo vivendo.
É necessario un 'intervento shock' per salvare le nostre imprese prima che sia troppo tardi", spiega il Presidente di CONFIDA Massimo Trapletti.
"L'investimento potrebbe attestarsi attorno ai 200 miliardi di euro.
E' però necessario che questi soldi arrivino direttamente ai soggetti economici e privati come hanno fatto negli Stati Uniti e in particolare:
1) alle imprese, attraverso l'abolizione delle tasse di giugno (IRPEF, IRAP, TARI, TASI E IMU, IRES) finanziando a lungo termine la necessità di liquidità attuale e mantenendo gli ammortizzatori sociali in deroga applicati già oggi;
2) alle famiglie posticipando i mutui (come già previsto dal Fondo Gasparrini), riducendo il cuneo fiscale e le tariffe di energia e gas;