Gli Architetti del futuro saranno anche responsabili?
La Data Strategy è tra le aree di investimento principali di molte imprese. I dati sono cresciuti a dismisura e sempre di più occorrono figure che sappiano estrarne valore e capacità decisionale, come gli esperti di IA
Torniamo ancora sul tema del momento: l'Intelligenza artificiale e i nuovi orizzonti del lavoro.
Lo spunto lo offre la cronaca (la prima molecola pensata e disegnata da AI) e l'editoria che sul tema impazza.
È il caso del nuovo scritto di Alessandro Giaume e Stefano Gatti, "#AI Expert.
Architetti del futuro", edito da FrancoAngeli.
I due autori sono in un certo senso recidivi, nel senso che hanno già scritto sul tema, non molti mesi or sono.
Oggi propongono una riflessione sul ruolo che l'innovazione artificiale avrà nel lavoro, nella sua struttura organizzativa.

Con tanto di competenze e nuove responsabilità.
Su questo punto a giudizio di chi scrive, sorgono alcuni quesiti non secondari.
In primo luogo, ci si chiede, cosa del lavoro tradizionalmente inteso sopravviverà nella società del futuro.
I dati snocciolati dagli autori nel testo sono drammaticamente noti e con essi occorre confrontarsi senza tuttavia sbandierare slogan semplicisticamente riduttivi.
Tutti coloro che saranno liberati da forme e modalità di lavoro banali e ripetitive, che collocazione potranno avere dato che di esperti non possiamo riciclarne in milioni.
Per tutti questi soggetti, che soluzioni offre in alternativa l'intelligenza artificiale?
Poi, quali regole prevedere per le nuove forme organizzative di lavoro? Non pensiamo alle codificazioni degli anni 70-80, ma a un corpus di norme deve comunque esistere.
Perché, ripetiamolo, la nostra società non è tutta fatta di esperti.
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