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02/05/2019

idee

Morire di export?

Un'economia basata solo sulle esportazioni e non controbilanciata dai consumi interni, è sempre a rischio. Come dimostra l'andamento della Germania

Non vogliamo peccare di ottimismo. La crisi c'è, inutile negarlo, ma non è poi così brutta come viene rilanciato dai media. Gli stessi che non si fecero scrupolo nel tratteggiare articoli beffardi quando il premier Conte affermò che "il 2019 sarà un anno bellissimo".
Ecco, ci piacerebbe che mettessero la stessa enfasi che pongono sui risultati negativi anche su quelli positivi, quando si presentano.
Per esempio, visto che si dà sempre ampio risalto quando sulla stampa straniera l'Italia viene bacchettata, avremmo sperato che l'articolo di Bloomberg (non esattamente un bollettino parrocchiale) in cui si indicava che l'Italia aveva la miglior crescita nella produzione industriale di tutta l'eurozona da inizio anno, è passato quasi sotto silenzio. Eppure già dal titolo "Euro's Tiramisu", avrebbe dovuto incuriosire. E che dire del grafico allegato che indicava come il nostro Paese producesse un +36% e la Germania un -22%, avrebbe meritato più attenzione.

Ma tant'è.
Certo, la Germania vede un forte rallentamento, sia a livello di produzione industriale sia di export. E visto che per l'Italia è il maggior importatore avremmo dovuto veder crollare anche il nostro export. Invece no.
Il che si spiega in vari modi, ma la realtà dei fatti è che mentre per la Germania gran parte delle sue esportazioni ha come meta la Cina - che le ha ridotte drasticamente - evidentemente l'Italia ha compensato il mancato export verso Berlino con quello verso altri Paesi. Questione di flessibilità, innovazione e di appeal del Made in Italy.
Però occorre aggiungere che è il sistema di basare un'intera economia sulle esportazioni che è sbagliato. Se qualcuno esporta, qualcun altro deve importare. Ma se tutti pensiamo solo all'export, chi importa? Inoltre, quando il cliente diventa troppo importante percentualmente, è lui che determina i prezzi di vendita, invertendo i rapporti di forza.
La Cina e gli USA stanno rivalutando molto il loro mercato interno, a scapito delle esportazioni (aiutati anche dai dazi), e questo ovviamente ha ripercussioni a livello mondiale.
L'economia insegna che il mercato interno deve essere importante quanto quello estero.


Invece con il sistema dell'euro, basato su austerity e compressione salariale, i consumi delle famiglie latitano. Cresce quindi solamente uno dei due pilastri dell'economia.
Secondo Euler Hermes, società di assicurazione al credito del gruppo Allianz, il commercio mondiale nel 2019 crescerà del 3,6%. Il Made in Italy vedrà "una decisiva ripresa dell'export, con un volume totale stimato intorno ai 577 miliardi di euro. Per l'Italia è prevista una crescita di export addizionale pari a 23 miliardi di euro e un attivo della bilancia commerciale di 3,5 miliardi di euro".
Tutto bene, per carità, ma il nostro tallone d'Achille rimangono i consumi interni, previsti in debole aumento grazie anche alle misure messe in campo dal Governo, come il Reddito di cittadinanza e la Flat Tax (solo per alcuni soggetti).
Troppo poco per rilanciare i consumi. Ma almeno è un primo passo.

Claudio Gandolfo


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