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23/01/2019

economia

Dodici mesi all'insegna di geopolitica, politica monetaria e congiuntura globale

Naumer (AllianzGI): la performance passata non è garanzia dei risultati futuri. Ma la storia conferma quello che insegnano i libri: chi non ha il coraggio di rischiare non ottiene premi per il rischio

Nel 2019 avremo ancora a che fare con tre vecchie conoscenze: geopolitica, politica monetaria e congiuntura globale. I primi giorni di scambi ce lo hanno già confermato.
Geopolitica - Il contesto geopolitico resta sicuramente una fonte di incertezza. La Brexit si avvicina, il bilancio italiano continua a preoccupare, il conflitto commerciale sta per entrare in una nuova fase? con ogni probabilità i mercati azionari rimarranno volatili.
Congiuntura - In termini congiunturali ci troviamo nella fase avanzata del ciclo, in presenza di un'inflazione core tendente al rialzo. Insieme ai segnali di generale indebolimento dell'economia si osservano differenze a livello di area geografica.
L'economia USA si conferma il motore della crescita mondiale, considerando la piena occupazione e le conseguenti pressioni salariali, mentre l'espansione del Giappone è complessivamente insignificante e nell'Eurozona la ripresa sta perdendo slancio.
Politica monetaria - La Federal Reserve statunitense (Fed) dovrebbe continuare ad alzare i tassi di interesse, probabilmente in modo più regolare di quanto previsto dal mercato monetario, che ormai per il nuovo anno sembra non scontare alcun inasprimento.

Quanto alla Banca Centrale Europea (BCE), ci si aspetta un primo rialzo dei tassi. Una simile mossa proverebbe che l'istituto è sufficientemente positivo da proseguire nel percorso di uscita dalla "modalità crisi".
Al contrario, la Bank of Japan (BoJ) dovrebbe mantenere la linea attendista. Sembra quindi che ci stiamo dirigendo verso un'altra fase di incertezza sui mercati azionari, e sarà importante continuare ad affidarsi alla gestione attiva. Una buona notizia comunque è che, dopo la correzione delle quotazioni, le valutazioni azionarie sono migliorate.
Del resto, che affrontare le incertezze sui mercati azionari non paghi (come nel 2018), è più un'eccezione che la regola.
Prendiamo ad esempio l'indice S&P 500: dal 1826 il mercato USA ha registrato 137 anni di performance positive e 58 di performance negative.
Quanto al mercato azionario tedesco, lo storico del DAX dal 1955 mostra rendimenti positivi in 44 anni su 64. Naturalmente la performance passata non è garanzia dei risultati futuri, ma la storia conferma quello che insegnano i libri: chi non ha il coraggio di rischiare non ottiene premi per il rischio, o, in altre parole, non beneficia degli extra rendimenti rispetto agli investimenti risk-free.




Hans-Jörg Naumer, Global Head of Capital Markets & Thematic Research, Allianz Global Investors


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