Lo smart working non è poi così ambito in Italia
Secondo una ricerca Kelly Services solo il 4,1% reputa la possibilità di lavorare da casa o da remoto un fattore importante nella scelta di un lavoro
Il lavoro da remoto, quello che viene definito "flessibile", e l'aumento del lavoro autonomo nelle sue varie forme sono temi molto attuali.
Grazie alla rivoluzione messa in atto negli ultimi vent'anni dalla tecnologia e dalla comunicazione, infatti, non è mai stato così semplice lavorare lontani dal tradizionale ufficio. Tuttavia, sembra che il lavoro fuori dalla postazione aziendale sia un tema ancora piuttosto controverso.
Kelly Services - leader mondiale nella consulenza per le risorse umane, che offre su scala globale servizi di outsourcing, HR, somministrazione e full-time placement - ha voluto esplorare questo tema con una ricerca che ha visto protagonisti i lavoratori. I dati sono della ricerca EMEA Kelly Talent@work, il sondaggio rivolto a oltre 14 mila candidati in dieci Paesi Europei, tra cui l'Italia, con circa 2.000 intervistati.

Dai dati raccolti, l'impressione è che la realtà della vita lavorativa ci stia impiegando più tempo del previsto ad adeguarsi ai nuovi trend tecnologici.
Lo si evince chiaramente dalle risposte date alla domanda "Avendo la possibilità di scegliere, preferiresti lavorare da casa/da remoto o in ufficio?" Se guardiamo al dato italiano, solo il 5% dei lavoratori sceglierebbe la soluzione più netta e, almeno sulla carta, perfetta: lavorare esclusivamente da casa. Una percentuale davvero molto bassa e di grande peso, se si considera che il 59%, invece, sceglierebbe una soluzione "ibrida", che preveda sia il lavoro da casa sia quello dall'ufficio.
Questa inclinazione trova conferma nelle risposte date ad altri quesiti della ricerca.
Per esempio, è stato chiesto "Quali aspetti influenzano la tua scelta di inviare una candidatura?" Ebbene, solo il 4,1% dei rispondenti italiani reputa la possibilità di lavorare da casa o da remoto un fattore importante nella scelta di un lavoro.
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