Agroalimentare: in Europa 1 azienda su 5 è condotta da una donna
Secondo una ricerca Pink Lady/SWG, in Italia il 60% ha sempre avuto l'obiettivo di fare l'imprenditrice e per il 54% si è trattato di una scelta
Da sempre, le donne sono custodi della cultura alimentare. E non più soltanto in ambito domestico: in Italia sono oltre 600.000 quelle alla guida di un'impresa agroalimentare e rappresentano il 29% del totale della filiera. Con il 18%, il settore è al terzo posto tra quelli con maggiore concentrazione femminile, dopo commercio e servizi. Il talento al femminile e le sue declinazioni nel settore food sono state al centro dell'evento "Il Cibo è Donna - Il Fattore Rosa secondo Pink Lady", occasione per presentare i risultati di una survey nazionale che l'Associazione Pink Lady Europe, in sintonia con questa visione, ha commissionato alla società di ricerca SWG al fine di indagare un tema quanto mai attuale: "L'imprenditoria al femminile nella filiera del food".

Le imprese femminili crescono, ma resta un gender gap
L'indagine, che ha coinvolto un panel di imprenditrici e un campione di donne di età compresa tra i 29 e i 65, parte da un dato confortante. In Italia, nel 2017 le imprese al femminile erano oltre 1.331.000, pari al 21,86% del totale: 10.000 in più rispetto all'anno precedente e quasi 30.000 in più vs il 2014. Eppure, secondo i dati raccolti dalla Commissione Ue, nei 28 Paesi membri le donne titolari d'impresa guadagnano in media il 6% in meno dei colleghi uomini: il "gender gap" resiste anche nell'imprenditoria.
Il contributo delle imprenditrici in un comparto in forte evoluzione
Il mondo del food sta vivendo un'epoca di grandi trasformazioni e deve affrontare temi quali la salvaguardia ambientale, la eco-sostenibilità di produzione e distribuzione, la difesa idrogeologica, la biodiversità , la crescita lungo una filiera che rappresenta l'11,5% del PIL in Italia. In questo contesto, il peso specifico delle donne sta crescendo. Eurostat rileva che nell'UE il 37% della forza lavoro agroalimentare è femminile e un'azienda su cinque è condotta da una donna. A stimolarle sono il valore della filiera corta, l'importanza di "fare rete", recuperare i terreni e preservare il paesaggio, prendersi cura del bene comune, reimparare dalla natura valori dimenticati, come l'attesa, l'osservazione, l'ascolto, le relazioni e le sinergie.

L'imprenditoria: una scelta convinta e soddisfacente?
L'indagine Pink Lady/SWG evidenzia che lo spirito imprenditoriale è nel Dna e nella storia personale delle imprenditrici intervistate: il 60% ha sempre avuto in mente di lavorare in proprio e l'80% viene da una famiglia con un'azienda nel settore agroalimentare. Per il 54% lavorare in agricoltura è stata una scelta (immediata o maturata nel tempo), per il 40% un'occasione e solo per il 6% un ripiego. Due terzi delle intervistate si è dichiarata molto soddisfatta della strada intrapresa.
Anche le donne intervistate hanno mostrato il loro interesse per il mondo del food: se vi fossero le condizioni, il 18% ambirebbe senza esitazione a diventare imprenditrice in quel settore, il 48% la vedrebbe come una eventualità probabile, mentre solo il 6% la esclude a priori.
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