Sempre più impegnato a fornire alle famiglie italiane una visione di insieme e di lungo periodo, e a comprendere le esigenze delle diverse generazioni. Perché la tecnologia non sostituisce la relazione umana
L'allungamento dell'aspettativa di vita, le evoluzioni del mercato del lavoro, la digitalizzazione e la mobilità geografica sono solo alcune delle macro-tendenze che stanno influenzando le dinamiche generazionali. Col mutare delle traiettorie di vita, alcune tra le tappe fondamentali come l'emancipazione abitativa, l'ingresso in modo stabile nel mondo del lavoro, la genitorialità e il raggiungimento dell'età pensionabile trovano nuove collocazioni temporali e pongono nuove sfide e opportunità ai professionisti della pianificazione finanziaria.
Da questo contesto in forte evoluzione parte il progetto di ricerca "Il Futuro è Oggi", condotto da IWBank Private Investments - la banca del Gruppo UBI Banca specializzata nella gestione degli investimenti di individui e famiglie - per analizzare l'attitudine alla proiezione nel lungo termine, l'apertura alla Consulenza finanziaria da parte dei risparmiatori di diverse fasce d'età e tracciare l'identikit del "consulente ideale" in grado di affiancare l'investitore nella pianificazione del benessere futuro.

Generazioni a confronto
L'indagine, svolta in collaborazione con l'istituto di ricerca Demia, ha coinvolto 1.500 investitori italiani, uomini e donne provenienti da tutto il territorio nazionale, appartenenti alle fasce d'età dei Baby Boomers (i nati tra il 1944 e il 1964), della Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1983) e dei Millennials (i nati tra il 1984 e il 1993), caratterizzate da diverse traiettorie di vita - differente grado di stabilità economica, indipendenza rispetto alla generazione precedente, ecc. - ma accomunate dalla disponibilità di un patrimonio da poter investire di almeno 10.000 euro e da obiettivi riassumibili in quattro pilastri comuni: il mantenimento del tenore di vita, il benessere familiare, la sicurezza economica e il supporto alla salute.

Ne è emerso un quadro ambivalente. Se da un lato, infatti, è diffusa la consapevolezza circa l'importanza del risparmio (per 8 intervistati su 10) e della pianificazione di lungo termine (6 su 10), dall'altro, pianificare risulta facile solo per 3 intervistati su 10. Colpa del "presentismo". Uno dei più forti bias comportamentali, che porta spesso il risparmiatore a considerare il futuro come una dimensione indistinta e non sempre inquadrata in un chiaro piano progettuale di lungo periodo, inducendo a procrastinare nel tempo le decisioni chiave circa i propri risparmi.
La ricerca, infatti, evidenzia come 2 intervistati su 10 associano il futuro a un periodo inferiore a 1 anno, 6 intervistati su 10 non vanno oltre un orizzonte di 5 anni, mentre solamente 1 su 10 interpreta tale concetto come un periodo superiore ai 10 anni. Tuttavia, se stimolati a proiettarsi nel futuro alla luce dell'attuale quadro sociodemografico e previdenziale, i risparmiatori sembrano acquisire una maggiore consapevolezza circa la necessità di pianificare il loro avvenire. Infatti, 7 intervistati su 10, se sollecitati a riflettere sul futuro, si dichiarano convinti che "risparmiare di più e in modo continuativo sia una ricetta che può garantire a se stessi un tenore di vita adeguato in futuro".
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